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La Variante di Valico tra Bologna e Firenze è zona rossa. E’ in stato di “frana attiva”. Una delle opere più importanti messa in cantiere dal nostro Paese rischia una serie di problemi di enorme rilievo se non un dietro-front clamoroso. E’ quanto svelerebbero un elaborato del Servizio Geologico della Regione Emilia Romagna apparso già da molti mesi on line, ma che pochi probabilmente hanno avuto la fortuna di vedere, e e una “Convenzione” precedente l’opera che parlava apertamente di “stabilizzazione dei versanti instabili” in zona. Convenzione_2001.
La Variante di Valico è un tratto autostradale in fase di costruzione, compreso tra Barberino del Mugello e Sasso Marconi che andrebbe ad affiancare l’Autostrada A1. L’opera, nei pressi del fiume Setta, ipotizzata dal Ministro dei Trasporti Bernini alla fine degli anni ‘80 e adottata dal governo Prodi come da quello Berlusconi, ha visto partire i lavori nel 2002. Oggi però di fronte al collasso di un intero paese che sta franando, Ripoli di Santa Maria Maggiore, il progetto sembra mostrare non pochi limiti. La grande opera che doveva velocizzare con una bretella la viabilità tra Firenze e Bologna ha fatto aprire il 3 Gennaio 2012 al Pm della Procura di Bologna Morena Plazzi un’indagine contro ignoti per eventuale disastro colposo riguardante proprio la zona di Ripoli. La compagnia dei carabinieri di Vergato ne aveva già chiesto, nell’autunno scorso, il sequestro preventivo per effettuare le verifiche senza i lavori in corso. Anche perché i residenti avevano presentato un esposto per i danni alle case, causati dai continui smottamenti del terreno, dati i lavori della doppia galleria. Autostrade ha affidato i lavori in gara alla società TOTO che costruisce da Firenze verso Bologna e alla cooperativa CMB che lavora nella direzione inversa. Ma l’ipotesi del Pm è ancora in una fase preliminare dato che ha affidato a un pool di esperti (prof. Berry, Blois e Boldini) un incarico per valutare la situazione.
Ma ecco il primo dei due documenti. E’la cartina con il rilievo del Servizio Geologico (riportato da Affari) che mostra come la zona rossa, una massa franosa di due milioni di metri cubi di argilla, che si è spostata di 50 cm in 8-10 mesi, possa incidere sulla tenuta stessa dell’opera una volta realizzata, mettendone a rischio la tenuta con eventuali danni possibili e non ancora quantificabili.
Il secondo è una convenzione del 2001 firmata tra i Comuni di San Benedetto Val di Sambro, gli altri Comuni interessati e la società Autostrade che attesterebbe la conoscenza di una situazione di instabilità del terreno proprio nella zona interessata dalla frana, dove passa la variante, al fine di “stabilizzare i versanti instabili” e cioè proprio Ripoli di Santa Maria Maggiore. Ma sembra che in questo senso la stabilizzazione non ci sia stata.
Il dato si evince anche dal dramma degli abitanti che ogni giorno si vedono in pericolo di evacuazione. L’ingegnere Marco Ricci è uno dei promotori del Comitato che si oppongono alla Variante, e ci dice che “la frana è già in atto e non c’è modo di fermarla se non arrestando definitivamente i lavori”. E qui abbiamo a che fare con dei tecnici che vorrebbero che l’opera venisse realizzata ma in modo più razionale.
Il padre dell’ingegnere Ricci, Dino, direttore di cantiere negli anni 70 per Italstrade, sostiene che il fenomeno fosse ampiamente conosciuto anche negli studi scientifici dell’epoca. “Le valutazioni fatte dai tecnici di Italstrade erano che qualsiasi opera passasse di fianco al fiume Setta dovesse andare verso est e non verso il fiume. Noi di Italstrade” continua Ricci “che avevamo costruito poco distante la galleria di Banzole dell’Autosole, avevamo anche indicato che bisognava andare più ad est”. Infatti sembra che l’opera attuale sia invece entrata proprio nel cuneo che sta alla base della montagna, riattivando la frana. “Già Bernini nell’88-89 sosteneva che bisognasse consolidare le aree delle frane di Ripoli di Sopra e di Sotto. Se allora tale intervento era al limite dell’impossibile oggi vedo solo il disastro, con tutti quei metri cubi incombenti!”
Ora, tra le indagini del procuratore Plazzi e il paese che frana si inseriscono questi nuovi rilievi, l’elaborato del Servizio Geologico della Regione Emilia Romagna e la “Convenzione” del 2001, che potrebbero aggravare il quadro. Lo scavo delle gallerie è già costato circa quattro miliardi di euro e tutti, da Autostrade alla Regione fino al Prefetto di Bologna, ritengono ormai difficile rinviarne la realizzazione. Sempre se i problemi in corso non costringano Autostrade Spa a modificare il percorso visto che il tratto da una condizione di potenziale instabilità si è trasformato in quella di grave pericolosità.
doris
Non c’é da meravigliarsi visto che noi siamo in causa dal 1999 per lavori di ruspatura, scavo, disboscamento da parte di un ns. vicino a Montecatone (Imola) in zona sotto VINCOLO IDROGEOLOGICO e SISMICO.
Per eseguire questi lavori, il ns. vicino non ha rispettato i confini – cioé ha disboscato, divelto e reso infertile piú di 1 hettaro di na. prprietá.
TUTTI questi lavori sono stati eseguiti SENZA PERMESSO, le autoritá preposti (ufficio tecnico del comune di Imola, Comunitá Montana, Regione, Provincia, Corpo Forestale) non hanno MAI fermato i lavori, mai emesso multe, mai imposto l’applicazione delle norme viggenti.
Abbiamo piú volte sporto denuncia alle varie autoritá sin dal 1987 – senza risultato.
Dal 2007 il ns. vicino ha cominciato togliere sistematicamente con una scavatrice il piede di un calanco (neanche questo di sua proprietá) – per il capo del ufficio tecnico del comune di Imola (ING. Bartoli) trattasi di “mere opere di aratura” !! (avevo trasmesso al Comune tutte le foto e filmati al momento della denuncia scritta).
doris
Non c’é da meravigliarsi visto che noi siamo in causa dal 1999 per lavori di ruspatura, scavo, disboscamento da parte di un ns. vicino a Montecatone (Imola) in zona sotto VINCOLO IDROGEOLOGICO e SISMICO.
Per eseguire questi lavori, il ns. vicino non ha rispettato i confini – cioé ha disboscato, divelto e reso infertile piú di 1 hettaro di na. prprietá.
TUTTI questi lavori sono stati eseguiti SENZA PERMESSO, le autoritá preposti (ufficio tecnico del comune di Imola, Comunitá Montana, Regione, Provincia, Corpo Forestale) non hanno MAI fermato i lavori, mai emesso multe, mai imposto l’applicazione delle norme viggenti.
Abbiamo piú volte sporto denuncia alle varie autoritá sin dal 1987 – senza risultato.
Dal 2009 il ns. vicino ha cominciato togliere sistematicamente con una scavatrice il piede di un calanco (neanche questo di sua proprietá) – per il capo del ufficio tecnico del comune di Imola (ING. Bartoli) trattasi di “mere opere di aratura” !! (avevo trasmesso al Comune tutte le foto e filmati al momento della denuncia scritta).