E’ successo a Crevalcore che un giovane 23 enne si sia tolto la vita gettandosi dalla finestra. Lavorava in un discount di Anzola. Una realtà che gli stava stretta. Era appassionato di musica e frequentava un corso per fonico. Ha lasciato alcuni messaggi dedicati al nonno scomparso l’anno scorso e alla sua ex. Un ragazzo sensibile che aveva un feeling particolare con i suoi nonni ed era un assiduo frequentatore di Facebook. I genitori colpiti dall’immenso dolore hanno criticato la funzione dei social network che isolano le persone.
“I messaggi e gli sfoghi nelle bacheche virtuali di un amore interrotto, i link, le chat, gli sms agli amici, hanno preso il posto di quelle sane discussioni con i genitori. Quando ci si guardava negli occhi».
Per una perdita così drammatica non si riesce a dare risposte e si resta sconvolti per sempre. La giovane età e le fasi della crescita sono pieni di insidie e di pericoli. Se c’è una fragilità o una grande sensibilità bisogna avere la fortuna di munirsi di strumenti per contrastare le eventuali insidie connesse. Non sempre ci si riesce e il mondo che ci circonda non è attrezzato per aiutarci. I social network sono solo uno strumento, un amplificatore di quello che c’è nella realtà. Se la realtà che ci circonda produce frustrazioni e non esistono anticorpi per potersi difendere non è con i social network che bisogna prendersela. Sarebbe come prendersela col telefono semplicemente perché prima di un gesto si sia parlato con quel mezzo.
Adriano De Blasi
sono d’accordo nell’evitare di demonizzare i social network e non creare leggi causa effetto su questi fenomeni; ma è eccessivamente semplicistico ridurre i social network a “semplice strumento di amplificazione della realtà”.
In questo modo ricadiamo in spiegazioni e riduzioni di complessità banali e controproducenti a capire un fenomeno così pervasivo (nel bene e nel male) del nostro modo di vivere.