Chi vuole salvarti senza tornaconto?
Ho saputo due settimane fa della morte di Franco Piro, mio professore di economia e amico. Per giorni mi si è paralizzata la mano a scriverne. Non ero a Bologna per i funerali ed ho saltato ricordi, celebrazioni ma anche le finte considerazioni sulla statura dell’uomo. Perché Piro era un genio sregolato, sia nello spessore intellettuale che nel calore umano.
Non lo ricorderò solo per le lezioni o per le idee continue che gli zampillavano dal cervello come scintille. Un vero spettacolo. Ma per uno strano gesto che aveva provato a fare per me. E che tanti presunti amici non potevano neanche sognare. Non ne avevano lo spessore. In un fase della mia vita mi è capitato di essere in pericolo, quello vero. Non lo vedevo da anni. Mi si presentò davanti con la sua carrozzina e la furia ieratica che lo distingueva sviscerandomi tutte le strategie e le vie di fuga per uscirne vivo. Insisteva, voleva convincermi usando quella tenacia che chi lo conosceva ricorda. Mi marcava a uomo e non c’era modo di distoglierlo dal suo intento. Voleva solo salvarmi e lo faceva senza secondi fini. «Sei sempre un mio allievo», urlò a un certo punto. Poi abbassò lo sguardo e disse: «È una cosa terribile guardarsi alle spalle e non trovare nessuno, vero?», amaro citando il suo grande mito Franklin Delano Roosevelt. Proseguii sulla mia strada e lui lo accettò col suo tipico humor calabrese. Ma non ero abituato ad azione del genere.
Oggi faccio un altro lavoro e ogni tanto mi capita ancora di raccontare quella palude bolognese che niente ha da invidiare alla peggiore mafia in cui i più sguazzano, circoscrivendosi il proprio pantano. «Hai seguito il tuo istinto ed avevi ragione», mi aveva detto ultimamente. Perché ogni tanto andavo a trovarlo nel suo piccolo studio a Bologna in via dei Bersaglieri, come un mese fa, per parlare di economia, di politica. Incontrarlo era un vero divertimento. La cosa che sorprendeva di più in Piro era la valanga di idee con cui cercava di stimolarti e la sua attenzione per i dettagli, anche nei confronti dell’ultimo allievo confuso o in crisi. L’ultima volta c’era un ragazzo perso nel suo marasma. Lui in quattro e quattr’otto e un bel discorso era riuscito a rassicurarlo e a dirgli la grande strada che vedeva in lui. Un mago. Questo era Piro. Domenica prima di morire mi aveva inviato un video su facebook sulla lotta alla disabilità. Una specie di manifesto. Piro era un uomo di un altro livello, e nel bene e nel male, si muoveva su un piano non comune.
Ciao professore, grazie per quello che mi hai insegnato ed hai provato a fare per me, sei stato un uomo di altri tempi.
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