Le scelte sono sempre difficili da spiegare. Ma dipendono dalla complessità delle idee che girano nella testa delle persone o negli organismi complessi di cui è pervaso l’Universo.
Questo in termini generali ma anche nel nostro piccolo particolare urbano.
E’ noto a tutti che negli ambienti bui aumenta la frequenza delle aggressioni e degli atti criminali, ma anche la probabilità della messa in atto di comportamenti moralmente trasgressivi. Questo effetto disinibente (si pensi per esempio alle dark room delle discoteche) è stato attribuito al fatto che l’oscurità produce invisibilità e anonimato e rende pertanto, semplicemente, meno identificabile (perseguibile/condannabile) colui che compie l’azione.
Eppure, secondo alcuni ricercatori della University of Toronto, in alcuni casi l’oscurità è disinibente anche se non realizza condizioni di reale anonimato: è sufficiente un ambiente percepito come più buio perché il soggetto si illuda di essere nascosto alla vista altrui e si lasci andare a comportamenti egoistici o poco etici.
Immaginate una persona da sola in una stanza chiusa che stia decidendo se mentire a un perfetto sconosciuto in una e-mail. In una situazione come questa l’illuminazione della stanza non dovrebbe avere alcun effetto sulla scelta comportamentale, non avendo alcun effetto sul reale livello di anonimato del soggetto. Eppure i ricercatori dimostrano, attraverso alcuni esperimenti, che in una stanza meno illuminata le persone tendono a mentire con maggiore probabilità, così come risultano maggiormente disoneste se indossano occhiali scuri!
Gli autori suggeriscono che il meccanismo psicologico alla base di questo fenomeno risiede nel nostro egocentrismo percettivo. Pensate per un attimo a quel che succede ai bambini piccoli quando ritengono di essere nascosti se si coprono gli occhi con le mani. Essi attribuiscono agli altri la propria esperienza percettiva (il buio dietro le palpebre chiuse) e si aspettano quindi che anch’essi non siano più in grado di vedere nulla.
Secondo gli autori, negli adulti non verrebbe mai completamente persa questa forma di egocentrismo percettivo e pertanto anche gli adulti , indossando occhiali scuri o trovandosi in una stanza scura, si ancorerebbero alla propria esperienza percettiva e la generalizzerebbero simbolicamente al resto del mondo: vedere meno intorno a sè, produrrebbe quindi una illusione del proprio occultamento agli occhi degli altri e condurrebbe alla maggiore disonestà o all’egoismo comportamentale.
Gli autori intitolano l’articolo “Buone lampadine sono la migliore polizia”.
Più luce dunque! Ovunque!
Sarebbe il caso. Ma in città come Bologna questa prassi ordinaria è superata dalle convenienze. Il recente spegnimento delle luci nei parchi e di lampioni né sono l’evidenza. Il welfare state da garantire all’apparato di Palazzo è più importante del buon senso. Altrimenti perché si preferisce spendere denaro mantenendo gli incarichi di dirigenti violando la legge Brunetta (vedi l’articolo) e si spengono le luce dei parchi e delle strade della città? Questa scelta dell’attuale commissari prefettizio Cancellieri è proprio difficile da spiegare!
Il testo citato nell’articolo è
Good Lamps Are the Best Police: Darkness Increases Dishonesty and Self-Interested Behavior, Psychological Science 2010, a cura di Chen-Bo Zhong, Vanessa K. Bohns and Francesca Gino
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