IL DAY – (HOSPITAL) DELLA LEGGE POLITICA


Oggi che si decide il candidato per le primarie del PD la storia appare ancora più significativa.

La notizia è stata letteralmente sfiorata dalla Stampa locale eppure riguarda Bologna e l’intreccio tra politica e mondo della controversa sanità locale.

La Procura della Repubblica di Bologna definisce col termine perentorio di “ desolante quadro di sudditanza politica» quello che emerge da un‘inchiesta che coinvolge la locale sanità .

Anche in tal caso , come in altri , nessun reato riscontrato ma un giudizio della magistratura di natura etica sulle condotte “desolanti“ maturate in seno al Sant’Orsola .

E’ un azzardo pensare che sia una costante della Magistratura Bolognese il riscontrare la perenne assenza di elementi penalmente rilevanti nelle inchieste giudiziarie che riguardano istituzioni cittadine? Giova alla citta’ sapere che in ambienti pubblici sussistano quadri di desolante sudditanza politica senza che cio’ lambisca il codice penale?

Andiamo ai fatti riportati dal Giornale :

“ Per sudditanza politica, e per nessun altro motivo, i verti­ci dell’ospedale Sant’Orso­la di Bologna strapparono gli accordi che dovevano portare il chirurgo Ignazio Marino a lavorare nel capo­luogo emiliano. Unica col­pa di Marino: essere sceso in campo contro Pier Luigi Bersani nella corsa per la segreteria del Partito de­mocratico. Per questo i ver­tici dell’azienda ospedalie­ra bolognese­ di stretta os­servanza bersaniana ­mandarono a monte l’ac­cordo con Marino, infi­schiandosene dei vantag­gi che la presenza a l San­t’Orsola di un chirurgo noto in tutto il mondo avrebbe portato ai pa­zienti e alla cittadinan­za. È una storia curiosa, quella di Marino, licenziato a Bolo­gna prima ancora di mettere piede in una sala operatoria. È una storia di cui non si sa­rebbe saputo mai nulla se per caso, nel corso di una inchie­st­a calabrese per tutt’altre fac­cende, non fosse stata regi­strata una conversazione tra il commercialista Giuseppe Carchivi, originario di Croto­ne ma con studio a Siena, e un chirurgo bolognese. Il pm Pierpaolo Bruni, quando leg­ge le trascrizioni, fa un salto sulla sedia. Poi ne fa una copia e la tra­smette per competenza alla Procura bolognese, perché quello che emerge con chia­rezza è un caso clamoroso di addomesticamento della co­sa pubblica a fini politici sot­to le Due Torri. Il chirurgo racconta senza mezzi termini al commercia­­lista – è l’intercettazione che pubblichiamo in questa pagi­na, nella sua sconcertante chiarezza – che il siluramen­to di Marino è stato frutto di una «vendetta trasversale» per la sua discesa in campo contro Bersani. A Bologna il fascicolo viene assegnato al pubblico mini­stero Luca Tampieri, che apre una inchiesta a carico di ignoti per abuso d’ufficio. Tampieri interroga Marino, che conferma tutto. Interro­ga i medici e i vertici del San­t’Orsola, che si arrampicano sugli specchi. Alla fine Tam­pieri – come anticipato pochi giorni fa dal Resto del Carlino – chiede di archiviare tutto. Non ci fu reato, dice. Ma ha parole di grande severità per i motivi, «esclusivamente di natura politica» della guerra a Mari­no. Il pm scrive che Ignazio Ma­rino, nel corso del suo interro­gatorio, «confermava di ave­re avuto una articolata tratta­tiva con la direzione del­l’ospedale Sant’Orsola ed in particolare con il direttore ge­nerale e di avere raggiunto con il predetto centro un ac­cordo formalizzato in una bozza, della quale era in pos­sesso, che stabiliva tempi e modi della sua collaborazio­ne nonché delineava i profili economici della medesima», ma «la successiva decisione del medesimo di candidarsi alle elezioni primarie per il Pd cambiava la prospettiva dei rapporti, tanto che la trat­tativa di cui sopra subiva una battuta di arresto definitiva». «Infatti come riferito dallo stesso prof. Marino, dopo la sua candidatura il 4 luglio 2009 cambiò radicalmente il tenore dei rapporti intratte­nuti con il dr.Cavina che rappresentava l’Azienda ospeda­liera ». Nel corso dell’inchiesta, i vertici dell’ospedale bologne­se hanno provato a sostenere che a causare il brusco stop all’accordo col chirurgo sa­rebbe stata in realtà «l’immi­nente radicale trasformazio­ne del polo chirurgico bolo­gnese »: che invece, per il pm, «nulla aveva a che vedere con la possibile collaborazione del prof. Marino». A rendere chiaro il moven­te del niet a Marino, scrive il pm, bastano da sole le telefo­nate. «Risulta evidente dal te­no­re delle telefonate intercet­tate che il motivo della inter­ruzione dei rapporti fu di na­tura prettamente politica. Lo stesso Marino, colloquiando con i colleghi di Bologna do­po la interruzione dei rappor­ti, ebbe da questi la conferma che la ragione della rottura delle trattative fu di natura po­­litica, attesa la sua candidatu­ra per le primarie “contro” la figura di Bersani.

La sua colla­borazione con il polo ospeda­liero del Sant’Orsola avrebbe in altre parole potuto nuoce­re a Bersani e costituire d’al­tro lato un notevole elemen­to di sostegno per lo stesso Marino sotto un profilo lega­to esclusivamente alla com­petizione politica».

L’interrogatorio dei medici intercettati «benché essi ab­biano negato, anche oltre ogni evidenza e logica» la na­tura del boicottaggio, «ha ri­confermato l’assunto risul­tante a chiare lettere dalle conversazioni registrate; in queste i riferimenti sono spe­cifici e indubbi e tracciano un desolante quadro di suddi­tanza politica delle scelte an­che imprenditoriali di una azienda ospedaliera di prima­ria importanza».

Allora di chi è questa città? Chi ne sono i padroni ? Chi ne decide ogni respiro? Vi è secondo voi la possibilità che prima o poi una Giustizia Giusta abbia la costanza e il coraggio di qualificare come reati fatti che non si possono non inquadrare in violazioni macroscopiche di diritti elementari della collettività?

Chi ha garantito l’intoccabilità degli amministratori locali fino alle conseguenze piu’ estreme per il tessuto sociale? L’effettuare pressioni , interferenze indebite , condizionamenti  non configura precisi profili di violazione di legge? Vi è una forma “democratica” di mafiosità in cio’ che è accaduto? La “mafiosità del sistema” è invisibile alle Istituzioni se utilizzata da una precisa compagine politica ? Serve una Magistratura che faccia  da guida etica ai bolognesi? E dove sono i partiti che promuovono la legalità e l’etica pubblica come il PD dinanzi a simili resoconti giudiziari ?

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