Ormai è ufficiale: non si candida più.
“Non mi candido. Non mi candido. Non mi candido. Non. Mi. Candido. Ma ci sto pensando”.
La cosa sembrava certa. Anna Maria Cancellieri aveva pensato di candidarsi a Sindaco di Bologna con l’appoggio esterno dei partiti del centrodestra. Oramai sembrava fatta. Probabilmente dopo il pressing dei dirigenti nazionali di PDL e LEGA NORD la commissaria Cancellieri sembrava aspettare la data ufficiale dal Viminale per comunicare il colpo di scena. Non poteva farlo subito. Avrebbe lasciato Palazzo d’Accursio vacante senza la chiusura del bilancio e in attesa di un commissariamento del commissario. Una situazione surreale.
Ma dopo le dure critiche piovutele addosso per la disponibilità data ha fatto retromarcia.
Arrivata come Prefetto, paladina super partes, che avrebbe rimesso in sesto l’amministrazione dopo l’inchiesta Delbono, stava ripetendo a modo suo lo spettacolo di tutti gli altri “uomini pubblici” venuti prima. Tra gli ultimi colpi una bella stagnata di 50 milioni di mancate entrate nel bilancio dell’Ente. Mancati servizi e risorse che pagherà la città.
Prima la campagna d’immagine a costo zero e risultati pure zero: l’azione contro i writers e la pulizia delle strade. Poi il corteggiamento dei partiti. E il “Non mi candido. Non mi candido. Non. Mi. Candido. Ma ci sto pensando”. Poi, giorni fa, dicendo che c’era a suo sostegno l’appoggio dei cittadini. Era nata infatti una petizione per la candidatura di Anna Maria Cancellieri. Ma chi la capeggiava? Niente popò di meno che l’ex braccio destro del sindaco Guazzaloca, Alberto Vannini, una garanzia. Ex capogruppo de La Tua Bologna (la lista civica dell’ex Sindaco Guazzaloca), ex accusato del dossier del corvo, in un intrigo tra agenti segreti e veleni ai danni di Alfredo Cazzola (poi l’inchiesta è stata archiviata come nella migliore tradizione bolognese), ex presidente della commissione di indagine farsa sulle assegnazioni illegali delle case popolari del comune di Bologna del 2005. Era quello che in consiglio comunale gridava ogni volta che un giornalista l’avvicinasse: “Non è successo niente. Non è successo niente”. Un “puro cittadino”. Un vero cittadino d’hoc. Un settantenne tutto d’un pezzo. Una garanzia.
Solo mi chiedo: come può un rappresentante dello Stato, arrivato da commissario del Governo dopo la caduta di un Sindaco indagato per tanti abusi come Delbono e approfittare della sua posizione per candidarsi!? Ha 67 anni, una carriera alle spalle di prefetto a Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania, passando per Genova, una posizione di rappresentante dello Stato fuori dalla mischia. Non sarebbe a un certo punto il caso di non porselo neanche il dubbio, di restare servitori della Stato e non usare le proprie funzioni come sempre si fa in Italia per rendite di potere personale?
Riguardo alla candidatura Filippo Berselli (Pdl) aveva commentato: “Cancellieri è per noi è come la Madonna di San Luca, le altre candidature ci lasciano indifferenti, dovranno fare un passo indietro”.
L’unico problema era rappresentato dalla contemporanea discesa in campo dell’ex amministratore delegato di Hera Stefano Aldrovandi che aveva dato il via alla sua campagna elettorale con un altra pletora di amici settantenni. Alcuni dicono che anche lui abbia alle spalle una serie di conflitti di interessi visti che con la sua società, la Busi impianti, lavora a stretto giro con appalti pubblici.
Quale settantenne scegliere?
Riusciranno i nostri amabili vecchietti a resistere alle more del potere?
Ai posteri l’ardua sentenza visto che nessuno, nella società del Bunga Bunga berlusconiano, vuole mai farsi da parte.
E allora …Largo ai settantenni e che questo bello spettacolo continui!
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