BIN LADEN, NOI E LE PIAZZE AMERICANE


Questa notte è stato ucciso Osama Bin Laden. La cronaca dei fatti viene raccontata in tempo reale su tutti i siti mondiali. Molto meno le scene di giubilo viste nelle piazze americane. Ragazzi giovani che esultavano come se fosse stata vinta la finale del Super Bowl o il campionato del mondo di football si sono accalcati nella strada per festeggiare. Alla visione delle immagini tv la cosa mi ha lasciato un po’ perplesso. Non capivo se tutto quello che vedevo era frutto del senso di vendetta o per uno scarico di tensione collettiva della società americana. Poi ho capito “perchè non capivo”.

Le nostre piazze italiane si riempiono solo per manifestazioni ideologicamente preparate, a sinistra come a destra, per date commemorative o per rivendicazioni, in buona fede come in mala fede (o per le vittorie nei grandi eventi sportivi). Siamo e sono anch’io abituato a vedere aggregazioni di massa per eventi percepiti con l’ideologia . Questo però non accade in altre parti del mondo occidentale come gli Stati Uniti. Ci si manifesta nella vita pubblica anche fuori dagli steccati ideologici. Con tutti i pro e i contro che questi gesti contengono. Infatti le scene di gioia spropositata per  un uomo che muore non sono mai un bel gesto. Anche se è un assassino a capo di una rete criminale. Ma ne dovremmo almeno comprendere il senso.

Quello che noi italiani non abbiamo compreso, continuando a vivere nel nostro Paese anestetizzato, è che con la caduta delle Torri Gemelle (l’11 settembre 2001) è saltata la quotidianità comune della democrazia occidentale. Dopo la guerra in Afghanistan essere occidentali ha voluto dire essere un bersaglio, essere un obiettivo. Come lo sono buona parte delle popolazioni inermi del mondo non-occidentale. Come lo sono i territori di guerra che non siamo abituati a frequentare. E’ stato così e continuerà ad esserlo perché con la globalizzazione si globalizza nel locale anche per il terrore. Ma con la sottile differenza che fino a quel momento escludevamo da questi processi i genocidi, gli assassini di massa, ecc… come le convenzioni dei diritti dell’uomo sanciscono. E con Al Qaida questi processi sono comparsi proprio nelle città occidentali. Cosa mai accaduta prima.

Ora con la morte Bin Laden non ci sarà la fine del terrore ma di certo si darà un cambiamento di segno alla decadenza alla nostra società in crisi sul versante geostrategico ma anche dei valori. Un equilibrio instabile, messo in crisi da tante eccezioni, ma pur sempre un equilibrio preferibile. Un equilibrio che in alcuni casi è da guardare con maggiore buon senso soprattutto oggi che le opinioni pubbliche arabe si stanno opponendo alle dittatura extraoccidentali.

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