Il debito! La mancata crescita! Il rischio default! Come una scure la realtà è crollata sull’Italia. O sarebbe più corretto dire che è cresciuto lo Spread, il rapporto tra il tasso di rendimento di un’obbligazione caratterizzata da rischio di default e quello di un titolo privo di rischio (quello tedesco per convenzione).
Questo rapporto costringere il Paese a guardarsi allo specchio? No!
Il tasso dello Spread sta segnando l’affidabilità dei titoli di Stato, costringendo l’Italia a una bruttissima china economica e senza sbocchi. Ma non la costringe a guardarsi dentro, nel proprio sistema economico-sociale, in cui “qualità”, “merito” e “competizione senza trucchi” sono assenti da sempre. Nel nostro Paese la crisi c’è già stata e da tempo si è fatta permanente. Le imprese chiudono a ripetizione e di recente anche mutui e prestiti delle famiglie sono crollati . In Europa impazza ma con altre caratteristiche. Prima l’Irlanda, poi il Portogallo, la Grecia, la Spagna, tutti sono a rischio default. Gli effetti congiunti di un crack di più Paesi porterebbe a svalutazioni dell’ordine dei 300 miliardi di euro nelle attività delle banche europee e a un collasso economico difficile da contenere anche per la forte Germania. Il livello italiano e quello europeo ora si sommano. Quello che sembra arrivato alla crisi è un modello occidentale di sviluppo in cui la finanza detta le leggi dell’economica a 360 gradi. La politica italiana invece segue i mal di pancia delle masse ma restando pressoché immobile. Un modo assurdo di seguire i volere delle masse! Ma è così! Perché le macchine dello Stato, nazionali o locali, restano inamovibili e sempre uguali a sé stesse come pachidermi. L’Italia in questo è maestra.
Per noi la crisi di crescita delle società occidentali è solo una tappa della nostra crisi profonda. E così tra un bolla finanziaria e un politica priva di prospettiva, in cui ogni figura pubblica ha solo l’onere dell’eloquio, restiamo tra i più esposti.
Non basterà l’indignazione o l’antipolitica primitiva del capopopolo di turno a farci uscire da questa situazione. Né devono impressionare le devastazioni dei black bloc dell’ultima manifestazione di Roma promossa dagli “Indignati”. Le tv hanno utilizzato le immagini di piazza né più né meno come l’ultimo serial di moda o massacro del momento, Spartacus, Borgia o Assassinio di Avetrana che si voglia, come un reality di massa cruento e a costo zero con cui intrattenerci.
E’ il modello uscito dalla ricostruzione della Seconda Guerra Mondiale ad essere entrato definitivamente in crisi. Ci vorrà un lavoro certosino di decenni di cultura della politica per ridestare una speranza di futuro. Questo lavoro non è ancora iniziato e per salvarci occorrerà farlo. Sempre se non vogliamo scegliere la strada più facile: diventare una colonia di Bank of China sempre se Bank of China voglia correre il rischio di comprarci.
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