Emilia, sanità in rosso ma… Errani stipula polizze d'oro


di Antonio Amorosi

BOLOGNA – I dipendenti della Regione Emilia Romagna, pagando un centinaio di euro, hanno potuto avere una polizza sanitaria privata con una copertura alta di rimborso e per un ampio spettro di prestazioni sanitarie. Per malattia e per infortunio vengono indennizzati piccoli e grandi interventi, ricoveri, ingessature, convalescenze, malattie oncologiche, trasporto e assistenza al malato, consulenze, servizi speciali extraricovero, trapianti di qualsiasi organo e molto altro ancora.

Ad esempio si va da un massimale di 2000 euro per il trasporto in ambulanza o aereo ad un massimale annuo di rimborso da 200mila euro per il ricovero, oppure 55 euro al giorno per un ingessatura per massimo 30 giorni.

La copertura può includere anche i parenti prossimi del dipendente, come si evince dalla tabella riassuntiva dei premi assicurativi, se il dipendente paga qualcosa in più. Già perché se una normale cittadina per una mammografia deve aspettare 18 mesi una dipendente della Regione la può fare subito grazie alla sua polizza. Una specie di paradiso sanitario. Ma non si capisce perché.

Per lo stesso tipo di convenzione stipulata, molti comuni italiani e un’Azienda pubblica dei Servizi alla Persona (Asp) di Bologna sono stati condannati dalla Corte dei Conti a risarcire interamente il danno per colpa grave; quest’ultima nel gennaio del 2012 (vedi anche la sentenza nella foto in basso) che forse consapevole dell’azione impropria aveva anche disdetto la convenzione. Avanziamo l’ipotesi che in Regione potrebbero aver fatto un accordo decentrato con i sindacati. Ma se così fosse quell’accordo sarebbe illegittimo, come ripete la Corte.

Il denaro pubblico viene prelevato dal bilancio della Regione. Quasi 3 milioni di euro in circa 7 anni sono stati spesi per “regalare” prestazioni sanitarie integrative ai dipendenti. Peccato che il CCNL del comparto Regioni-Enti Locali non lo preveda. Non esiste infatti una norma in questo tipo di contratto che autorizzi la stipula di una polizza sanitaria integrativa per i dipendenti. Non si capisce in base a quale decisione la Regione Emilia Romagna abbia stipulato la polizza. Altri enti economici come l’Inps, Inail, INPDAP o Aci hanno questi tipi di assicurazioni integrative ma in forza di una precisa norma del contratto collettivo.
L’ultima gara che ha fatto la Regione per istituire le polizze attraverso il sistema Intercent-er è stata pubblicata a marzo 2011 e ha previsto una spesa biennale di 1.080.000 euro a carico del bilancio regionale per circa 3000 dipendenti. E polizze di questo tipo risultano stipulate dalla Regione sin dal 2006.
Nell’atto dirigenziale del 21 giugno 2010, il direttore Anna Fiorenza, rinnova la convenzione con “Assicurazioni Generali spa” per l’assistenza sanitaria integrativa e 2740 dipendenti della regione, per 153 dipendenti di Ergo ( Azienda regionale per il diritto agli studi superiori) e a 5 dipendenti del Consorzio fitosanitario provinciale di Piacenza. Una vera fortuna essere dipendete di uno di questi tre posti. Ma non è solo Generali ad aver vinto in passato il bando, anche un’altra assicurazione se la è aggiudicata: Unisalute di Unipol.
E da un tabella in nostro possesso riguardante il numero di interventi dell’anno 2009 addirittura l’assicurazione contraente la convenzione ci guadagna 75mila euro.
Il sistema sanitario regionale registra un buco di 260 milioni di euro. Siamo in un periodo di tagli e crisi economica. L’assessore alla sanità regionale Lusenti, sulla questione ha affermato che le azioni di “efficientamento hanno un limite”. Peccato che i soldi dei contribuenti un limite non ce l’hanno mai. Infatti è con i nostri soldi che la Regione Emilia Romagna stipula polizze sanitarie integrative per i suoi dipendenti mentre i cittadini di serie B fanno la fila e pagano il doppio: per se stessi e per il bilancio della Regione.

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