Bologna – Sono 124 le donne uccise nel 2012. In leggero calo rispetto al 2011 quando le vittime erano state 129. Ma un dato altrettanto preoccupante se si considerano i 47 tentati femminicidi che, fortunatamente, non hanno portato alla morte della donna. E le 8 vittime, tra figli e altre persone (che portano il totale a 132). Vittime italiane nel 69% dei casi, così come gli assassini (73%). Il 60% dei delitti è avvenuto nel contesto di una relazione tra vittima e autore, in corso o conclusa. Nel 25% dei casi le donne stavano per porre fine alla relazione o l’avevano già fatto.
Le regioni del nord restano quelle in cui i delitti sono più frequenti (52%) a dimostrazione che, si legge nel rapporto, “laddove le donne vivono situazioni di maggior autonomia e indipendenza, e sono meno propense ad accettare di subire violenza e disparità di potere nella relazione esse sono anche maggioramente a rischio di finire vittime della violenza maschile”. L’Emilia-Romagna è tra quelle in cui si realizza il maggior numero di casi, con 15 eventi, preceduta solo da Lombardia e Campania. Dal 2006 in Emilia-Romagna sono state 78 le donne vittime di femicidio, mentre a Bologna dal 2009 sono state uccise 3 donne all’anno con un’incidenza pari al 30,5% rispetto alla media regionale.
Un dato che emerge dal rapporto 2012, in discontinuità rispetto al passato, riguarda il numero di casi in cui la stampa riporta l’informazine sulla presenza di precedenti di violenza e maltrattamento contro la vittima da parte dell’autore. Se fino al 2011 in quasi il 90% dei casi riportati dalla cronaca tale informazione non era reperibile, oggi si sa frequentemente dalla stampa che il 40% delle donne uccise nel 2012 aveva già subito violenza da parte del partner o dall’ex che poi l’ha uccisa. “È un dato importante che dimostra come la consapevolezza dei media sul legame profondo tra violenza di genere e femicidio in questi anni è cresciuta e si è consolidata – si legge nel rapporto – e che ci dice come sia assolutamente necessario e urgente fermare ala violenza prima che giunga all’irreparabile. La prevenzione di questi delitti è necessaria e praticabile e la si può realizzare offrendo una protezione sempre maggiore alle donne che vivono situaizoni di violenza”.
Per questo la Casa delle donne chiede che vengano destinate risorse ai centri antiviolenza, rafforzare le reti di contrasto alla violenza tra istituzioni e privato sociale qualificato, effettuare una corretta formazione degli operatori sanitari, sociali e del diritto perché “più donne possano sentirsi meno sole, possano superare la paura e divenire consapevoli che sconfiggere e sopravvivere alla violenza è possibile”.(lp)
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