Cosa resta del primo comune grillino? Tasse e depressione. Non proprio il governo immaginifico di cui parla Grillo – L’odiato inceneritore aperto, tasse esorbitanti, tagli in busta paga per gli incarichi “disagiati” e una visione di rilancio della città lontana anni luce…. (Antonio Amorosi per “Il Foglio“)
Beppe Grillo e il Movimento 5 stelle sono stati espliciti con Giorgio Napolitano. “Siamo il primo partito per numero di voti, per questo chiediamo l’incarico di governo”. Lo hanno ripetuto (anche se l’affermazione non è esatta, il primo partito è il Pd) i capigruppo di Camera e Senato, Lombardi e Crimi.
E il comico lo ha rimarcato alla tv turca “Con noi 5 anni più poveri ma poi felici” ripetendo il mantra di un governo immaginifico nelle sue mani e del cofondatore Gianroberto Casaleggio. Per una politica che “cambierà il mondo”. E allora siamo andati a Parma, nella città di 177 mila anime che il Movimento già governa con il sindaco Pizzarotti dopo un exploit che ha attirato gli occhi del pianeta.
Come potrebbe essere l’Italia gestita dal Movimento 5 stelle? Il paese è un po’ come Parma, un territorio ricco di cultura, dalla grande complessità e dalle molte sfaccettature, sostanzialmente agiato e colto ma sommerso dai debiti e dalla crisi economica. Sovrastata dalle inchieste della magistratura la città ducale è sulla cresta dell’onda dei media da anni, passando da uno scandalo all’altro;
dal caso Parmalat all’arresto dell’ex sindaco Pietro Vignali sembra non essersi fermata un giorno. Dopo il commissariamento e la scoperta degli 870 milioni di debito (tra comune e società partecipate) i cittadini hanno deciso di mandarli tutti a casa, i politici, e provare un’altra strada: votare il Movimento 5 stelle con Federico Pizzarotti, a furor di popolo, appoggiato anche dalle categorie produttive.
Tutta la campagna elettorale della città è stata incentrata sulla chiusura o meno del nuovo inceneritore, visto dalla popolazione come un pericolo per il proprio benessere. Infatti Parma è anche sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (l’Efsa) ed è il centro di una produzione diffusa e di eccellenza. In campagna elettorale tutto sembrava facile, “no all’inceneritore”, “lo chiuderemo”, “non serve un altro impianto”, ripeteva Pizzarotti, classe ’73, faccia pulita da bravo ragazzo, ghigno televisivo di chi ha la parlantina facile.
E così le promesse elettorali sulla salute o quelle di abbassare le tasse, non usufruire di dirigenti a contratto, spalmare il debito su 20 anni, ridurre le rette per gli asili e tante altre amenità prendevano forma per far rinasce il comune. Ma a distanza di un anno la musica sembra mutata. Girovagando un weekend tra i negozi e le strade che furono dell’ex imperatrice Maria Luigia D’Austria si nota un clima plumbeo, di depressione diffusa.
Sarà un caso, sarà la crisi e l’ansia del mancato arrivo della primavera ma si notano le strade centrali semivuote anche il sabato pomeriggio. “Non ha visto che facce ci sono in giro? Viviamo in una specie di limbo. Non si sa bene che succederà. Abbiamo provato a cambiare ma questi di adesso non fanno granché, è tutto come prima”, ci ripete una piccola commerciante di via Garibaldi poco distante dal Teatro Regio.
Il benessere sprizza ancora dai vestiti dei ragazzi che si fermano davanti alle vetrine e dalle strade lastricate di lucido senza neanche un cicca in terra. Ma la città sembra vivere calata in un limbo. La crisi economica è arrivata anche qui. E forse qualcosa di più. “Di promesse Pizzarotti ne ha mantenute ben poche”, ci racconta Fabio Manenti che segue la quotidianità del comune per il Mattino di Parma.
“Parma è una città piegata in due, con una forte chiusura delle attività produttive. I costi delle abitazioni sono rimasti proibitivi e il sistema di tassazione è particolarmente duro: un disastro”. “Aspettiamo, forse con la primavera succede qualcosa” allarga le braccia un’altra commerciante che svolge le attività nei pressi del complesso polifunzionale Barilla Center.
Pizzarotti, votato per la chiusura del nuovo inceneritore, si ritrova con l’inceneritore aperto e fra qualche settimana a pieno regime; Parma paga i rifiuti 168 euro a tonnellata, il 50 per cento in più della media regionale; con l’inceneritore si sarebbe dovuta abbassare la tassa procapite che invece è aumentata. E se sbagli a differenziare i rifiuti la multa è salata, anche 150 euro a colpo.
Le tasse comunali sono state portate al massimo. Le rette scolastiche a cifre esorbitanti (una famiglia con reddito Isee di 32 mila euro rischia di pagare per due figli al nido anche 1.300 euro al mese). Di spalmare il debito sui vent’anni non s’è n’è fatto nulla perché le banche già coprono gli altri debiti delle partecipate e non sono disponibili a dilazionare ancora. Poi si sarebbero dovuti fare dei referendum senza quorum per far decidere ai cittadini quali opere completare e quali no e in che ordine.
Ma a cose fatte Pizzarotti ha scoperto che costano troppo. Anche la strada dei sondaggi online è risultata un mezzo bluff, quello con più votanti ne aveva 500. L’eliminazione dei 48 dirigenti a contratti con la promessa di nessuna nuova assunzione ha prodotto il contratto per 7-8 nuovi dirigenti. Solo che al posto dell’urbanista ha preso vita l’esperto di “decrescita felice.”
Dulcis in fundo il taglio delle indennità aggiuntive in busta paga per gli incarichi “disagiati” (poliziotti municipali, messi comunali, ma anche addetti dei servizi domiciliari ad anziani e portatori di handicap) che il sindaco taglia escludendo i sindacati.
Tra pianificazione e contraddizione
Piccole attività amministrative di provincia senza visione e senza prospettiva. Non proprio un governo immaginifico come declama Grillo nelle sue interviste. E la città nei confronti del sindaco si è a dir poco raffreddata. Un internauta parmense ci fa notare che “i complimenti sulla pagina Facebook di Pizzarotti arrivano principalmente da persone che non sono di Parma.
“Ti vorremmo come sindaco a Torino, ti vorremmo sindaco a Roma”, frutto più della visibilità mediatica che della sostanza di amministratore”. “E’ calato un clima di austerity senza speranza” ci confida l’ex sindaco Elvio Ubaldi, già in conflitto con il precedente amministratore del centrodestra Vignali. “E’ stato un anno di mancanza di iniziative in ogni settore.
Al di là della crisi e dello sperpero di denaro che c’è stato prima, non c’è dubbio, non hanno messo neanche in moto una loro visione, diversa. Sono totalmente inattivi. Parlano di decrescita felice. Ed è felice perché alle riunioni semi deserte con i cittadini in quartiere c’è lo psicosociologo che ti fa compilare il questionario?”. Ma nel magma di contraddizioni il Movimento 5 stelle di Parma qualcosa ha fatto.
Per poter salvare il debito di un centinaio di milioni di STT (Stazione Ferroviaria), una macropartecipata del comune che gestisce 8 sotto-partecipate che si occupano dei cantieri, l’amministrazione ha chiesto un prestito alle banche. Il comune non ha più niente. Per poterlo fare Pizzarotti ha offerto in pegno le azioni di Iren, la municipalizzata che gestisce l’odiato inceneritore e che incassa ricavi.
“Da una parte urlano tutti i giorni per la chiusura dell’inceneritore dall’altra utilizzano le azioni di Iren dandole alle banche. Mi spiega dove è il senso?” chiede un ambientalista dei comitati cittadini. Nicola Dall’Olio, ecologista Pd sostiene che Iren ride due volte: “Il Movimento 5 stelle garantisce a Iren la pace sociale. Se fossimo stati noi al governo della città, oggi in piazza sarebbero scesi tutti a protestare, creando del dissenso e invece adesso non ci sarà nessuna manifestazione”.
Tutto sembra adagiarsi sulla gestione ordinaria. E ai parmensi farà poco ridere l’impreparazione di Pizzarotti apparsa al programma Le Iene quando afferma che “Kabul è in Iraq e Medvedev fa parte della Commissione Eu”. “Ma di che nazione può essere Medvedev?” chiede la giornalista e Pizzarotti azzarda: “Ce la giochiamo sulla Russia?”.
La Russia, secondo Pizzarotti, fa parte dell’Unione europea! I cittadini hanno votato 5 Stelle perché erano arrabbiati con quelli che governavano prima. Il prodotto però sembra una politica senza azione. Lo star fermi in attesa di qualcuno che porti la salvezza. Come se il comune fosse un grande condominio. Non ci sono i soldi e non si fa niente.
Un’amministrazione naif che si chiude nella gestione delle piccole cose senza una visione di rilancio della città. Si dice tanto che è in corso un’esperienza nuova che può portare a qualcosa di imprevisto. Ma per avere il nuovo occorre pianificare, avere la forza delle competenze e soprattutto una visione. Con Pizzarotti e la compagine a 5 stelle sembra lontana anni luce.
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