C’è solo un problema; la struttura nascerà vicino a uno dei più grandi inceneritori dell’Emilia-Romagna
Bologna «capitale mondiale del cibo», nasce così il progetto F.I.Co., acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, di Oscar Farinetti illuminato imprenditore di sinistra, conosciuto nel mondo per la catena Eataly (le Coop ne possiedono il 40%).
Una Disneyland dell’alimentazione per chi ama la natura, il biologico e i prodotti salutari di alta qualità. Stellari i numeri: 5-10 milioni i turisti attesi ogni anno, più di 1000 posti di lavoro, 50 milioni di investimenti già raccolti (tra cui quasi 20 dalle Coop rosse) per la costruzione di impianti nell’area concessa dal Comune. Un parco tematico che prevede produzione, distribuzione e consumo con percorsi didattici da fruire con audio guide e accompagnatori turistici tra stalle, campi coltivati, orti, officine di produzione, acquari e ristoranti.
Tutto bellissimo, peccato che il progetto sorga a 1,5-2 km in linea d’aria da uno degli inceneritori più grandi dell’Emilia-Romagna, in via del Frullo 5, della multiutility Hera spa e attivo sin dal 1973. Smaltisce rifiuti solidi urbani speciali e «pericolosi, catalogati anche come sanitari contagiosi». «Anche i dati Moniter (studio regionale, ndr) non sono rassicuranti» ci ha detto l’ex assessore regionale all’ambiente Sabrina Freda. E gli oncologi del gruppo italiano Medicina Democratica nel gennaio 2012 certificano: «la possibilità di un aumento dei rischi di malattie tumorali a fegato, pancreas, vescica, colon, linfoma non-Hodgkin, polmone, ovaie, nonché aborti spontanei, nascite pre termine, malformazioni fetali, malattie cardiovascolari e respiratorie». Inoltre «l’emissione di cadmio (metallo tossico, ndr) dell’inceneritore del Frullo è da 3 a 10 volte superiore a quello di altri siti».
Hera, la più grande holding bolognese, quotata in borsa e controllata da 7 Comuni tradizionalmente di sinistra (tra cui Bologna e Modena) fa dell’incenerimento uno dei sui principali business. E come si sa «business is business». Chissà se lo sanno anche il cultori del biologico di sinistra! Sentito al telefono Farinetti cade dalle nuvole: «Neanche sapevo ci fosse un inceneritore. Lei è il primo che me ne parla. Strano che dopo tante riunioni nessuno mi abbia mai detto niente». Farinetti fa qualche telefonata e ci risentiamo: «Deve chiedere al Comune. Tutti quelli che ho interpellato mi dicono che le analisi sono negative». Replichiamo: «Ma ha parlato con gli stessi che neanche le avevano detto dell’inceneritore! Con tutti i posti che ci sono perché proprio lì?». Pausa di silenzio poi Farinetti esclama: «Non l’ho scelto io. Se fa male alla salute di sicuro non apro, sarei un delinquente così come se si fa un casino e i dati sono negativi».
Ma gli inceneritori «di sinistra» di Hera sono intoccabili. Il presidente della Regione Vasco Errani, ha addirittura cacciato il suo assessore all’ambiente, Sabrina Freda, rea di voler ridurre, come da disposizioni europee, la quantità di rifiuti speciali inceneriti in Emilia. La Freda dichiara a Panorama: «Non si vuole bruciare meno, anche se sappiamo che fa male alla salute, perché gli inceneritori arricchiscono la multiutility Hera».
Da inaugurare nel 2015, sarà realizzato all’interno del Caab, il mercato ortofrutticolo della distribuzione, all’80% di proprietà del Comune di Bologna e al 6% della Regione. Caab, fortemente indebitata, mette a disposizione gli immobili per un valore di 55 milioni di euro. Per la nascita di F.i.Co sono intervenute molte forze economiche, dal mondo cooperativo a quello industriale e bancario: Carimonte Holding (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena); Banca IMI; CCIAA di Bologna; Confartigianato Assimprese di Imola e del territorio bolognese; Coop Adriatica; Coop Reno; EmilBanca; Confcooperative, Poligrafici Printing (Il Resto del Carlino), Saca, Romagnoli Spa, Cna, Coprobi, Fondo Sviluppo, Ascom; Enpaia; Fondazione Carisbo; Giorgio Tabellini; Legacoop; Nute Partecipazioni (Alberto Masotti); Oscar Farinetti e Eataly; SGR; Unendo Energia; Unindustria Bologna.
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