di Antonio Amorosi su LIBERO NAZIONALE in tutte le Edicola oggi 30 agosto 2014 a pag. 16 – Più tardi gli aggiornamenti con il pezzo completo
Ammalarsi e perdere il posto perché l’azienda, vista la patologia invalidante, non saprebbe che altro farti fare. Accade alla Manutencoop, l’impero rosso dei multiservizi italiani, pubblici e privati, con un fatturato annuo di 1.072 milioni di euro 18.500 dipendenti, sede centrale a Zola Predosa (Bologna) ascesa anche alle cronache negli ultimi mesi per la richiesta di arresto del suo presidente, Claudio Levorato, in merito all’inchiesta sugli appalti Città della salute-Expo di Milano.
Una dipendente Manutencoop di 37 anni, assunta a tempo indeterminato per il trasporto dei malati all’ospedale Sant’Orsola, il più grande d’Italia per numero di posti letto, è affetta dalla grave sindrome di Verneuil, una malattia rara molto dolorosa. Camminando le si creano all’inguine, gambe, braccia e ascelle, cisti sanguinolente grosse come noci che devono essere incise e drenate in ospedale. Piaghe e lesioni sono inevitabili. Affetta anche da diabete mellito e da un tumore alla testa (seppur benigno) la donna lo scorso febbraio subì un aggravamento repentino della sindrome.
Visitata prima da un dottore di Manutencoop e poi da un collegio medico dell’Ausl, la paziente riceve un certificato che ne limita le capacità professionali unicamente a mansioni sedentarie, quindi d’ufficio. Una prescrizione medica che esclude l’impegno di portantina. Ma Manutencoop, ricevuta la comunicazione sulle condizioni della dipendente, prima la mette in ferie e poi – dal 4 agosto scorso – con una lettera la sospende, senza stipendio «non sussistendo mansioni alternative a lei assegnabili». Ma come? Con 18.500 dipendenti non esiste un posto alternativo per una malata?
«Il rapporto di lavoro deve intendersi sospeso fino a che perdura la suddetta idoneità» scrive sempre la coop. Al telefono, la signora spiega: «Negli ultimi due mesi sono svenuta in casa cinque volte. A me piace il mio lavoro, stare a contatto con i pazienti. Mi piange il cuore a non poterlo fare. E adesso non posso neanche sopravvivere e pagarmi le cure». Oltre alle varie malattie da tenere sotto controllo, la sventurata ha necessità di recarsi periodicamente fino a Venezia, per curarsi la sindrome di Verneuil nell’unico centro italiano che tratti la rara malattia. Ma non sa ancora se, e come, potrà continuare a farlo: «Sono davvero abbattuta».
Dal canto suo, Manutencoop si affida a un comunicato stampa: «Comprendiamo le difficoltà della dipendente ma al Sant’Orsola, al momento, non è possibile trovare una collocazione con attività sedentaria. Qualora si presentassero opportunità, proporremo alla dipendente eventuali soluzioni compatibili con le sue condizioni». La responsabile Filcams Cgil, Debora Cervi, è molto perplessa: «Per me resta una storia incomprensibile. Ci sono i centralini all’ospedale Sant’Orsola o altri lavori altrove. Ma sono chiusi sulla loro posizione. Sembra che nulla si possa cambiare». Intanto la donna ha trovato assistenza legale: «Si è rivolta a un avvocato e noi le abbiamo consigliato di andare davanti a un giudice. Questo è il primo caso che io conosca di tale gravità – insiste la sindacalista -La signora è stata così corretta da non usare neanche tutti i suoi giorni di malattia e si è fidata dell’azienda».
La dipendente, vedendo il peggiorare della malattia, aveva pure provato a contattare Manutencoop in luglio: «Volevo trovare un’alternativa, facendo un incontro con i responsabili. Ma mi hanno dato appuntamento solo per settembre. Però dopo pochi giorni, ad agosto, mi è arrivata la sorpresa della sospensione senza stipendio», rivela. Le restano solo sms e e-mail che dimostrano spese per cure e viaggi.
(la foto è di peacelink.it)
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