Si scopre solo ieri che Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, candidati del Pd alla presidenza della regione Emilia Romagna, sono indagati per peculato dalla Procura della Repubblica.
E la base e i media amici si scandalizzano. Ma essere indagati non vuol dire essere colpevoli (sembra che lo sport nazionale, visto lo scontro in corso in Italia tra magistratura e politica, sia parteggiare per gli uni o per gli altri)
I due sarebbero indagati da agosto (insieme ad un nugolo di altri consiglieri regionali di maggioranza e opposizione). Ufficialmente ne avrebbero avuto certezza formale solo ieri (sic!) nel momento del deposito delle firme per presentarsi alle primarie interne e dell’accesso agli atti alla Procura.
In realtà Richetti era indagato da tempo come Bonaccini, entrambi per le «spese pazze» dei consiglieri regionali. Ieri non si è aggiunto nessun atto in più della magistratura .
Quello che si è aggiunto è un’accelerazione all’interno del Pd nella guerra tra ex Margherita ed ex Ds (e Renzi non ha un ruolo secondario). Per eliminare vari contendenti in un gioco in cui nessuno dei candidati vuole ritirarsi. E le questioni di giustizia diventano strumenti per regolare il potere. Come sempre da anni a questa parte.
E’ per questo che quelli del Pd sembrano professionisti nel crearsi lo psicodramma da soli
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