A Genova, mentre la città scende in strada per chiedere le dimissioni del presidente Pd della Regione Claudio Burlando – accusato per la gestione del torrente Fereggiano – spuntano due video inediti che gettano nuova luce sull’alluvione ligure.
ll Fereggiano, che provocò il disastro del 2011 e quello di pochi giorni fa, è stato anche al centro del durissimo scontro tra Marco Travaglio e Claudio Burlando nell’ultima puntata di Servizio Pubblico, quella con l’uscita anzitempo dallo studio del condirettore del Fatto dopo un botta e risposta con Michele Santoro.
In settimana il presidente dell’associazione ligure Casa della legalità di Genova, Christian Abbondanza, scova nei documenti d’archivio della Procura della Repubblica del capoluogo che Burlando ha ricevuto nel 2007 – come Commissario delegato dal Governo e dalla Protezione civile – ben 9 milioni 763 mila euro per mettere in sicurezza il torrente. Ma gli interventi realizzati, poco prima dell’alluvione, si sono limitati a nuovi tombini, all’allargamento di una strada e nella realizzazione di parcheggi. È tutto nero su bianco.
La proposta di tombinare era arrivata sul tavolo della Regione nel 2005, dal vicepresidente della Provincia di Genova – l’esponente del Pd Paolo Tizzoni – indagato poi per altre alluvioni del 2010. Ma l’idea era stata sonoramente bocciata dal settore ambiente regionale. Il suo massimo dirigente, Gabriella Minervini, con una serie di rilievi tecnici, anche questi acquisiti dalla Procura, si era opposta nel febbraio 2006 sostenendo che un intervento di tombinatura avrebbe aggravato la situazione mettendo in pericolo il territorio.
Solo nel febbraio 2007 è proprio Burlando, nella veste di Commissario, a nominare un suo dirigente di fiducia – Gian Poggi – per coprire il Fereggiano. Questi incarica la società del Comune di Genova, Aster, che disegna il progetto. E così si tombina il fiume realizzando strade e parcheggi.
Abbondanza presenta un esposto in Procura indicando le responsabilità del presidente. E Il Fatto Quotidiano on line ancora ieri chiede spiegazioni a Burlando che replica: «Escludo di aver pensato con quegli interventi di mettere in sicurezza il Fereggiano». E continua: «Io non ho mai avuto una struttura commissariale… Né ho deciso le opere di copertura, che erano di competenza della Provincia».
Ma oltre alle carte scoviamo un video del 2010 in cui lo stesso Burlando afferma perfettamente l’opposto, contraddicendo le sue stesse parole. «E questo è il lavoro di messa in sicurezza e di copertura parziale del Fereggiano, uno dei torrenti più problematici ma anche con una viabilità più complicata» dice Burlando il 29 novembre 2010 mentre si aggira per il cantiere, immortalato da un video pubblicato sul sito della Regione Liguria e ancora oggi visibile.
Burlando spiega anche che «qui abbiamo avuto decine di milioni di euro dalla Protezione Civile… e oggi praticamente si finisce il lavoro almeno di questo lotto con la posa delle travi e poi comincia la sistemazione superficiale. Alla fine avremo oltre la messa in sicurezza del torrente, le fognature rifatte, due corsie per ogni senso di marcia, di dimensioni giuste, due marciapiedi e circa 100, 120 parcheggi in più che da queste parti sono veramente un bene molto prezioso».
Il 9 marzo 2011 c’è la conclusione lavori, il sopralluogo di Burlando come Commissario e un comunicato stampa della Regione che si attribuisce il merito dell’intervento. Poi la realizzazione del secondo lotto con le medesime modalità.
Spunta anche un secondo video, sul canale YouTube dello stesso Claudio Burlando, girato 13 giorni prima della sua rielezione a presidente della Liguria nel 2010. Il presidente visita l’opera che fra l’altro è nello stesso quartiere dove è nato e cresciuto. «Bravo, bravo… che ha aggiustato un po’ via Pinetti, che c’era un casino con quelle macchine…» gli dice una signora. Burlando reagisce subito con un suo compagno di partito: «Le cose che contano sono queste qui che la gente vede». Strada e parcheggi, beni preziosi.
Il Pd ha un forte consenso nella zona e nell’ansa dove scorre il Fereggiano, proprio in via Pinetti, vi è una storica Casa del popolo con circolo Arci e sezione Pd, cara ai militanti e a Burlando stesso. Ma nel novembre 2011 c’è il primo clamoroso disastro del torrente con 6 morti e oggi il nuovo. I 9 milioni 763 mila di euro erano destinati alla messa in sicurezza del torrente, non a parcheggi e cemento.
In più per l’approvazione finale dell’opera risulta che il settore ambiente della Regione, che aveva inquadrato come pericoloso l’intervento, non sia stato neanche invitato alla Conferenza dei servizi che è l’organismo di verifica, tanto da viziarne alla radice la legittimità. Eppure l’opera è stata realizzata e il torrente ha esondato per l’ennesima volta con il disastro. «Se non sono prove queste non so che dire» commenta Abbondanza. Nel frattempo Burlando ha dichiarato ai giornali locali che «si può morire anche se ti investe un camion, non solo per l’alluvione».
Antonio Amorosi per “Libero Quotidiano” prima pagina del 23 ottobre 2014
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