di Antonio Amorosi, apertura del quotidiano La Verità di oggi 31 dicembre 2016 in edicola
Finsoe, la società che controlla Unipol, ha a bilancio azioni svalutate per oltre 1,5 miliardi. Finsoe, da quattro anni, attribuisce alle proprie azioni il «prezzo di carico» di 9,95 euro cadauna a differenza di quello reale di Borsa che negli anni è fluttuato a ribasso fino ai circa 3 euro attuali. Una perdita durevole che va indicata nel bilancio ma che non viene registrata. E poi anche 665 milioni di debiti. A Rischio il risparmio soci delle coop rosse proprietarie di Finsoe
(……In attesa di leggerlo on line cercalo in edicola -) aggiornamento 14.45 1 gennaio
La bolla delle cooperative sembra aver messo in cantiere il suo effetto domino. Nella saga delle scatole societarie che controllano la seconda assicurazione italiana, la bolognese Unipol, emergono delle anomalie che dovrebbero destare preoccupazione, vista anche la drammatica situazione dei cugini toscani Mps che scuote la finanza italiana.
Finsoe, holding costituita dalle coop di consumo (i supermercati) e da Holmo (società delle coop di costruzioni e servizi), controlla l’assicurazione Unipol col 31,40% (e il 51% delle azioni ordinarie) che a sua volta controlla Unipol-Sai. Una scatola dentro l’altra.
Da diverso tempo i proprietari hanno deciso di sciogliere Finsoe. La versione ufficiale è che le coop, sotto la regia di quelle di consumo, vogliono accorciare la catena di comando nel controllo di Unipol. La coop Alleanza 3.0 capitanata da Adriano Turrini così avrebbe una quota del 20,4% di Unipol, Holmo del 7,35% (con la quota più grande in mano a Manutencoop), Nova Coop Piemonte del 5,7% e di seguito tutte le altre coop rosse. Ma la lettura degli «strani» bilanci di Finsoe, il cui presidente è proprio Adriano Turrini, evoca necessariamente delle domande. Finsoe trascrive nel bilancio del 2015 il valore totale delle azioni Unipol detenute, che sono 225 milioni 316 mila, ad un valore di 2 miliardi 243 milioni di euro circa. L’anomalia è che Finsoe, da quattro anni, attribuisce alle proprie azioni il «prezzo di carico» di 9,95 euro cadauna a differenza di quello reale di Borsa che negli anni è fluttuato a ribasso fino ai circa 3 euro attuali.
PERDITE DUREVOLI
Una perdita durevole che va indicata nel bilancio ma che non viene registrata. Quindi il valore reale delle azioni detenute da Finsoe di 676 milioni di euro (ottenuto dalla moltiplicazione del numero delle azioni per il loro valore aggiornato a 3 euro) è molto più basso rispetto al valore trascritto in bilancio. Una differenza enorme di circa 1 miliardo e 566 milioni di euro. Finsoe vale circa un terzo di quanto indicato.
Visto che sono trascorsi quattro anni, quand’è che Finsoe e le coop pensano di svalutare il valore totale delle proprie azioni e portarle alla realtà? Svalutazione che incide direttamente anche sul valore delle stesse cooperative proprietarie di Finsoe, che a loro volta dovrebbero svalutarsi. Come mai i revisori del bilancio di Finsoe non indicano questa strana anomalia? Perché il Ministero dello sviluppo economico, che controlla le cooperative o dovrebbe farlo, non interviene? Soprattutto a garanzia degli interessi dei soci sottoscrittori. Infatti i capitali che le cooperative detengono e utilizzano per tante operazioni, comprese quelle finanziarie, sono costituiti proprio dai prestiti sociali dei soci, risparmiatori che mettono i loro soldi nei libretti delle coop.
Inoltre Finsoe ha in pancia debiti, avendo ottenuto qualche anno fa degli ingenti finanziamenti bancari. Ricordate!? Nel 2012 Unipol, con un’articolata operazione societaria, si è «mangiata» la Fondiaria-Sai di Ligresti (Fonsai), rinomata anche per una gestione poco trasparente ed ingenti perdite. Per realizzare l’acquisizione, Finsoe sottoscrisse un aumento di capitale di Unipol per inglobare proprio Fonsai.
PREZZO ODIERNO
Le azioni emesse vennero in parte acquistate da Finsoe stessa, con proprio capitale (quello delle cooperative), e in parte con un debito contratto con delle banche. In questo tipo di operazioni è centrale il «prezzo di carico» di 9,95 euro cadauna delle azione Unipol, citato prima, perché è il valore che le banche prendono come riferimento per calcolare la garanzia dei finanziamenti erogati, con le azioni stesse a garanzia del prestito. Valore oggi circa tre volte superiore a quello reale. Quali banche si sono assunte un rischio così grande? Nei bilanci i loro nomi non li abbiamo trovati.
Ora, se Finsoe non opera una svalutazione potrebbe sempre decidere di rimpinguare il proprio capitale, anche a garanzia dei finanziamenti che ha ottenuto da queste banche. Ma sarebbe un altro salasso ad effetto domino, sempre a danno delle cooperative proprietarie e dei soci sottoscrittori. Infatti nel bilancio 2015 di Finsoe è riportato il debito contratto con le banche di 665 milioni di euro: 375 milioni trasformati di recente in obbligazioni, quindi sempre debito che prima o poi bisognerà pagare, 100 milioni di debiti a breve esigibilità ed altri 190 milioni contratti da Holmo con Banca Carige ed Mps. Debiti di cui si dovranno fare carico direttamente le cooperative una volta sciolta Finsoe e quindi inevitabilmente i soci. Quindi oltre alla svalutazione del valore di Finsoe, visto che mancano in cassa 1 miliardo e 566 milioni di euro, il sistema cooperativo ha un debito di 665 milioni di euro. A questo punto sarebbe interessante sapere, da Finsoe, a quanto ammontano gli interessi che devono pagare sui debiti bancari e se questi ultimi riescono almeno ad essere coperti dai dividendi che Unipol distribuisce annualmente. Il tutto sempre a tutela dei diritti della base, quei famosi soci risparmiatori che ancora associano le coop alla solidarietà e al mutualismo e non a questi complessi meccanismi finanziari. Sempre se non li vogliamo trattare come i lavoratori ne «I Vitelloni» di Fellini. Lavoratori!? Prrr…
A chiusura del quadro veleggia l’idea dentro una delle maggiori cooperative di servizi, Manutencoop, di uscire da Holmo. E questo produrrebbe un effetto a valanga sulle altre consorelle minori che compongono Holmo stessa. Ma conseguenza più rilevante: le cooperative di consumo, che in sostanza comandano in Finsoe, perderebbero il controllo di Unipol. Con l’effetto di cambiarne gli equilibri di potere. Sempre che non abbiano i capitali sufficienti per comprare le azioni di Manutencoop. Ma se i soldi che girano e i debiti sono sempre quelli, il gioco dell’oca riparte da capo, facendo altri debiti con le banche.
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