Il tema dell’immigrazione e del multiculturalismo viene percepito dai cittadini in maniera diversa. A Bologna la composizione degli stranieri è molto variegata e composta, in ordine decrescente, dalla comunità rumena, filippina, del bangladesh, marocchina , moldava, ucraina, albanese, cinese, pakistana, dello Sri Lanka e infine di minore entità le comunità polacca, tunisina, serba, peruviana ed eritrea.
Indipendentemente dalle percezioni risulta determinante cercare di capire con chiarezza, con analisi basate su dati e soprattutto con razionalità, sotto quali condizioni e con quali strumenti e politiche l’immigrazione e il multiculturalismo possano davvero trasformarsi in una risorsa per la nostra città ed evitare conflitti etnici, religiosi, culturali e linguistici, risentimenti e incomprensioni e i temuti scontri di civiltà.
Secondo l’Istat siamo in un trend di accelerazione della crescita dei migranti in Italia, fenomeno che sta cambiando il volto della nostra città.
Bologna in 21 anni è passata da 3.402 unità del 1989 a 46.734 unità del 2010, cifra che rappresenta più del 10% del totale della popolazione. In soli sei anni gli stranieri residenti sono più che raddoppiati passando da 21.403 unità del 2003 a 46.734 del 2010 (senza contare gli illegali presenti nel territorio comunale).
Se la progressione migratoria continuerà, come è prevedibile, conforme al ritmo degli ultimi 21 anni, nel 2020 la popolazione straniera residente a Bologna ammonterà a circa 178.649 unità. Oggi a Bologna sono residenti 379.678 persone.
Bologna si sta sviluppando in gruppi umani separati, in ghetti etnici autoesclusi, fortemente identificati in se stessi, con diffusi sentimenti di estraneità e chiusura che non mostrano ne’ desiderio ne’ volontà d’integrazione.
L’integrazione non verrà rotolando a valle come per inerzia, non verrà senza volontà e responsabilità. La coesione viene dagli intenti comuni, dagli obiettivi condivisi, dalle regole accettate. Per fare funzionare una moderna democrazia e’ necessario che i gruppi sociali che la compongono si legittimino a vicenda e creino un clima di fiducia reciproco. Il discorso sull’ integrazione, la diversità e la tolleranza diventa una dubbiosa retorica quando viene invocato per eludere la consapevolezza dei conflitti reali che possono sorgere dalla convivenza obbligata fra culture diverse, presenti numericamente in quantità ragguardevoli sul territorio. Un esempio sotto i nostri occhi sono le innumerevoli attività commerciali pakistane, bengalesi o cinesi sorte nel centro storico di Bologna che hanno mostrato spesso una ricaduta della propria attività sulla comunità di origine e di appartenenza.
Diversa, ad esempio, è l’esperienza di cittadinanza e di appartenenza al territorio per altri stranieri, quelli di seconda o terza generazione, nati e cresciuti in Italia che passano dall’imprenditoria etnica di prima immigrazione ad una orientata in senso globale, verso una clientela italiana o anche al mercato estero.
Un caso speciale poi è la massiccia e crescente immigrazione proveniente dai paesi di fede islamica che rappresenta attualmente circa il 35% del flusso migratorio.
Alcuni analisti al momento sostengono che con la società divisa per gruppi etnici che sta prendendo piede saremo sempre più sottoposti a forti pressioni di gruppi vincolati all’islamismo politico che spingeranno al massimo logiche rivendicative basate su criteri etnico-religiosi-identitari.
Molti di noi sono cresciuti nel convincimento che la scienza, la tecnologia, la democrazia e in generale l’impulso modernista avrebbero creato società sempre più laiche e secolarizzate dove la religione avrebbe occupato un ruolo etico, spirituale e morale ma un ruolo distinto da quello politico istituzionale. Con l’estremismo integralista islamico questo non sarà del tutto possibile e occorrerà esserne consapevoli. Il processo di laicizzazione e di rispetto dei diritti della persona sarà un elemento vincolante per una vera integrazione e sviluppo della città.
In questo senso di fondamentale importanza è il diritto delle seconde generazioni di immigrati e delle donne di origine o fede islamica a non essere emarginati dai processi politici, economici, sociali della città o sottomessi nella vita familiare dei gruppi etnici di origine.
Dopo i fallimenti dei tanti modelli di integrazione europei bisogna lavorare su un modello di integrazione realistico con numeri limitati e la possibilità di valorizzare la popolazione immigrata che ha tutto il diritto di aspirare ai valori positivi di cui sono portatori: i sogni e il riscatto dalla condizione di partenza.
In materia di immigrazione troppa gente mostra una sconcertante sottovalutazione delle conseguenze del fenomeno, sotto il profilo della vivibilità dei luoghi, della gestione del welfare e delle risorse disponibili.
L’immigrazione rappresenta uno dei fenomeni che più inciderà sul futuro dell’Europa, dell’Italia, della nostra città e quindi sul futuro delle nostre vite. Per questo occorre razionalmente gestirlo per prevenire storture e stravolgimenti non desiderati.
Anche se ovviamente il futuro dell’Italia e di Bologna non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati, sicuramente l’opzione “frontiere aperte e accoglienza per tutti senza se e senza ma”, è inquietante e problematico per tutte le ragioni anteriormente esposte. Per il bene degli immigrati e della vivibilità della città, il fenomeno migratorio deve essere gestito razionalmente senza mai dimenticare che le Istituzioni anche locali hanno un sacrosanto diritto sul controllo del territorio e sulla definizione di chi può vivere in esso legalmente e chi no e senza mai dimenticare che qualsiasi politica migratoria deve essere compatibile con il tipo di società che si vuole costruire.
Vanna
Finalmente un discorso intelligente sul problema dell’immigrazione. Come farlo capire ai nostri amministratori? Vivo in un quartiere – San Donato – che negli ultimi dieci anni ha visto il completo stravolgimento della vivibilità nelle sue strade. Come ormai accade in tutti i quartieri periferici di Bologna, si stanno creando sempre più zone off-limits “governate” da etnie che non mostrano alcun interesse ad entrare in contatto e a creare scambio culturale con la comunità bolognese. Teniamo vivo questo argomento su Facebook, facciamone un impegno perchè l’amministrazione di questa città capisca che il problema dell’integrazione è prioritario per evitare che in futuro esploda in maniera incontrollabile il problema dell’intolleranza. La seguo da anni, ci incontrammo anni fa in Comune quando Lei era Assessore per parlare delle negligenze di ACER proprio in merito a queste questioni, Lei mi fece una bella impressione come persona capace di ascoltare e di capire. Credo che la Sua strada sia quella giusta da percorrere, continuerò a seguirLa con grande attenzione. Cordialmente Vanna Veronico