Come è esplosa l’immigrazione a Bologna. La crescita esponenziale degli ultimi 21 anni che ha portato al raddoppio ogni anni delle presenza di immigrati stranieri (oggi 46.734 persona) e che porterà a circa 180.000 presenze fra soli 10 anni.
Uno studio fondamentale di Bruno Guandalini ex rappresentante dell’ O.N.U. per comprendere il fenomeno (il grafico in copertina è l’analisi del Settore statistico del Comune di Bologna).
1. Il tema dell’immigrazione e del multiculturalismo (quest’ultimo inteso come la presenza di comunità di cultura, religione, lingua e tradizioni differenti che vivono sul territorio di uno stesso paese) viene percepito dai cittadini italiani in maniera dissimile:
Molti temono l’immigrazione e il multiculturalismo per questioni inerenti alla perdita dell’identità e della coesione sociale, alla sicurezza, alla criminalità, all’occupazione e al lavoro nero.
Altri sostengono che gli immigrati rappresentano un fattore positivo per lo sviluppo economico e per l’equilibrio demografico in vista dell’invecchiamento della popolazione italiana.
Altri affermano che l’immigrazione e il multiculturalismo sono positivi anche da un punto di vista non solo economico ma anche culturale e umano perchè la diversità arricchisce.
Alcuni riferendosi al fenomeno dell’ immigrazione alzano il vessillo ideologico della solidarietà internazionalista o universalista ecumenica perchè siamo tutti essere umani o siamo tutti figli di Dio.
Altri invece agiscono come se non si fossero accorti del fatto che attorno a noi si sta sviluppando un fenomeno di grande importanza.
2. Indipendentemente dalle percezioni risulta determinante cercare di capire con chiarezza, con analisi basate su informazione e dati, con consapevolezza di fondo come e in che misura, sotto quali condizioni e con che strumenti e politiche l’immigrazione e il multiculturalismo possano davvero trasformarsi in una risorsa per il nostro paese ed evitare risentimenti e incomprensioni; conflitti etnici, religiosi, culturali e linguistici; e i temuti scontri di civiltà.
3. Gli immigrati non sono un tutto omogeneo:
Molti individui cercano nell’esperienza migratoria una opportunità di crescita umana, culturale, di dignità e libertà personale.
Altri vivono l’esperienza migratoria come un fatto basicamente utilitaristico.
Altri invece la vedono come un veicolo per diffondere le loro idee, i loro modelli mentali, la loro visione religiosa e politica del mondo.
4. No vi è dubbio che in Italia c’è una domanda di forza lavoro straniera espressa principalmente dalle imprese e dalle famiglie per la quale dobbiamo trovare soluzioni logiche, realiste e praticabili. In ogni caso per potere dar inizio a un qualsiasi dibattito sul tema immigrazione è bene avere una qualche idea basica sulla dimensione numerica del fenomeno.
5. L’organizzazione delle Nazioni Unite prevede che la popolazione mondiale, attualmente di circa 6.8 miliardi di persone, raggiungerà nell’anno 2050 non meno di 9.2 miliardi di unità con un incremento di 2.5 miliardi. Questo incremento è pari a tutta la popolazione mondiale che viveva nell’anno 1950. Quasi tutta la crescita della popolazione (circa il 95%) avverrà nei paesi in via di sviluppo che si stima passerà dagli attuali 5.4 miliardi di abitanti a 7.9 miliardi. In particolare l’India dovrebbe arrivare a 1.7 miliardi di abitanti; la Cina a 1.4 miliardi; l’Indonesia a 297 milioni; il Pakistan a 292; la Nigeria a 289; il Bangladesh a 254; il Brasile a 254; la Repubblica Democratica del Congo a 187; l’Etiopia a 183 ; le Filippine a 141; l’Egitto a 121; il Vietnam; 120; l’Iran a 100; la Turchia a 99; l’Uganda a 93; la Tanzania a 85; il Kenia a 85. La validità di queste previsioni dipenderà dal comportamento del tasso di fecondità nei paesi in via di sviluppo che si stima dovrebbe scendere da un 2.7 nel periodo 2005-2010 a un 2.05 nel periodo 2045-2050. Infatti se il tasso di fecondità dovesse rimanere uguale a quello del periodo 2005-2010 cioè in 2.7 la popolazione dei paesi in via di sviluppo raggiungerebbe i 10.6 miliardi di abitanti invece dei 7.9 previsti.
6. La popolazione dei paesi più sviluppati attualmente è di circa 1.3 miliardi di abitanti e in questi paesi si registra un tasso di fecondità bassa e un invecchiamento della popolazione che nella fascia dai 60 anni ed oltre passerà da 245 milioni nel 2005 a 406 milioni nel 2050. La crescita della popolazione dipenderà fondamentalmente dai processi migratori. E’ ragionevole assumere che in vista de la declinante popolazione dei paesi sviluppati e delle carenti condizioni socioeconomiche e ambientali prevalenti nei paesi in via di sviluppo questi ultimi sono destinati a intensificare ulteriormente il già forte flusso migratorio verso L’Europa e L’Italia.
7. Secondo la stessa Caritas negli ultimi anni il trend di crescita della popolazione immigrante in Italia è stato”fortissimo”. La Caritas prevede che all’incirca tra 20 anni l’Italia diventerà uno dei paesi con la piu’ alta incidenza di immigrati in Europa con un numero rilevante di presenze superiore a 10 milioni di unità.
8. Gli stranieri residenti in Italia erano circa 321,000 nel 1981; 625,000 nel 1991; 924,500 nel 1996; 1,3 milioni nel 2001; 2,7 milioni nel 2004 ; 3.7 milioni nel 2007; al primo gennaio 2010 gli stranieri residenti erano circa 4.3 milioni, ossia il 7.1% della popolazione complessiva con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno (2010) i minorenni stranieri erano circa 862,000 e gli stranieri nati in Italia erano circa 519,000 pari al 13% del totale degli stranieri. Non vi sono dati precisi sui cittadini extracomunitari residenti illegalmente e le stime vanno da 700,000 a più di un milione. Si deve essenzialmente all’immigrazione l’incremento annuale della popolazione in Italia che ha raggiunto 60,045,068 unità al 31 dicembre 2008 con un incremento di 425,778 unità con rispetto all’anno precedente. Il 60% degli immigrati risiede nell’ Italia settentrionale e in pochi anni in molte città del settentrione la popolazione immigrata ha raggiunto ed in molti casi sorpassato il 10% del totale.
9. Come esempio di questo notevole fenomeno di accelerazione migratoria e che ci riguarda direttamente possiamo prendere la città di Bologna. Secondo dati forniti dall’ufficio di statistica del Comune di Bologna la popolazione con cittadinanza straniera residente nel comune in 21 anni è passata da 3.402 unità nel 1989 a 43,664 unità nel 2009 cifra che rappresenta più del 10% del totale della popolazione del comune. A dicembre del 2009 l’aumento rispetto a dicembre dell’anno precedente (2008) è stato di 4,184 unità (+10.6%) . In particolare in soli sei anni la popolazione straniera residente è più che raddoppiata passando da 21.403 unità nel 2003 a 43,664 nel 2009 (senza contare gli illegali presenti nel territorio comunale) con una media di crescita del 17.3% annuale. Da un punto di vista strettamente statistico (cioè al margine di considerazione su futuri sviluppi sociodemografici) i dati annuali proporzionati dal comune di Bologna (dal 1989 fino al 2009) indicano una crescita esponenziale della popolazione straniera residente nel capoluogo emiliano. Questi dati possono essere interpolati piuttosto bene dalla curva esponenziale N=10**a+bt
( **significa elevato alla a+bt) dove a (-104,373) e b (0,05427) sono parametri della equazione interpolante e t è il tempo espresso in anni. Se la progressione migratoria continuasse conforme al ritmo degli ultimi 21 anni come riportato nelle statistiche del Comune, nell’anno 2020 la popolazione straniera residente a Bologna ammonterebbe a 178,649 unità!!! Questa cifra si ottiene sostituendo 2020 a t nella citata equazione di regressione N= 10**a+bt. [ N= 10** -104.373 +(0.05427*2020) ossia N= 10** -104.373 +109.625 da cui N= 10**5.252 e quindi N= 178.649]. In termini, ripetiamo, strettamente statistici questo tipo di approccio può essere applicato per le altre città e anche per l’Italia in generale.
10. Bisogna tenere presente la complessità di un modello di integrazione in grado di comporre le culture di vaste masse di persone provenienti da cosi’ tanti paesi diversi tra loro. L’integrazione non verrà rotolando a valle come per inerzia, non verrà senza volontà e responsabilità. La coesione viene dagli intenti comuni, dagli obbiettivi condivisi, dalle regole accettate. Sono le istituzioni e gli orientamenti politici , economici, sociali, culturali ed i valori etici che determinano il tipo di società in cui si vive. Per fare funzionare una moderna democrazia e’ necessario che i gruppi sociali che la compongono si legittimino a vicenda e creino un clima di fiducia reciproco. Il discorso sulla integrazione, la diversità e la tolleranza diventa una dubbiosa retorica quando viene invocato per eludere la consapevolezza dei conflitti reali che possono sorgere dalla convivenza obbligata fra culture diverse, presenti numericamente in quantità ragguardevoli sul territorio italiano. Una società multiculturale puo’ facilmente portare (e l’ esperienza storica lo dimostra) alla formazione di gruppi umani separati in compartimenti stagni, alla formazione di ghetti etnici autoreferenziati e autoesclusi, fortemente identificati in se stessi, con diffusi sentimenti di estraneità e chiusura e che non mostrano ne’ desiderio ne’ volontà d’integrazione
11. Un caso speciale si riferisce alla massiccia e crescente immigrazione proveniente dai paesi di fede islamica che rappresenta attualmente circa il 35% del flusso migratorio. Alcuni analisti al momento sostengono che saremo sempre più sottoposti alle forti pressioni di gruppi sempre più numerosi vincolati all’islamismo politico organizzato che spingeranno al massimo logiche rivendicative basate su criteri etnico-religiosi-identitari. Ci dobbiamo dunque chiedere per esempio se l’islamismo politico, attualmente molto rilevante nel mondo musulmano, può accettare e convivere con i valori e le istituzioni di una società occidentale e laica come la nostra e se noi possiamo realmente convivere e legittimare l’islamismo politico. Ne va di mezzo la pace sociale. Il terrorismo (praticato ampliamente fino ad ora da gruppi estremisti islamici) e i crescenti flussi di immigrati islamici (parte dei quali potrebbero eventualmente essere radicalizzati e politicizzati) costituiscono motivo di ragionevole preoccupazione da parte di comuni cittadini (italiani, stranieri residenti in Italia includendo quei cittadini musulmani residenti che vivono pacificamente la loro fede) e non rappresentano manifestazioni di xenofobia e razzismo. C’è un limite alla tolleranza e al buonismo e all’accettazione con rassegnazione di tutto ciò che viene da fuori. Bisogna anche saper distinguere tra cultura e tradizioni da un lato e oscurantismo dall’altro e rendersi conto dei pericoli regressivi per la convivenza democratica insiti nelle ideologie dei movimenti integralisti e fondamentalisti.
12. In quanto alle relazioni tra persone, in certe culture presenti nel territorio italiano in particolare quella islamica, la discriminazione verso certi individui (donne, miscredenti, peccatori) è spesso sancita da tradizioni e da sistemi legali (per esempio quelli basati sulla Sharia) non compatibili con il diritto positivo italiano e con il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
13. Una conquista fondamentale della civiltà occidentale è il convincimento che una società non può svilupparsi armonicamente se le donne vengono emarginate o escluse dai processi politici, economici e sociali. Altra importantissima conquista per le donne è il poter decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni riguardanti la propria sessualità e le scelte dei partners. Ciò rappresenta per le donne il nucleo più profondo e sensibile della propria libertà che incide fortemente nell’autostima, nello sviluppo della persona e nel ruolo sociale.
14. La condizione della donna è una delle grandi questioni in cui si sta giocando il destino del mondo islamico sempre più presente in Italia e in Europa. Vi sono certamente pensatori e uomini di cultura islamici che affermano che la discriminazione femminile radicatasi nella tradizione islamica e le usanze come la lapidazione e l’infibulazione derivano da antichi costumi tribali preislamici e hanno poco a che vedere con lo spirito delle norme del corano. Essi sostengono anche che sono le stesse donne musulmane ad avere un ruolo fondamentale nel compito di proteggere l’islam dalla forza d’urto islamista e fondamentalista promovendo la diffusione dei diritti civili, la uguaglianza tra i generi, la libertà di pensiero e di espressione e la capacità di autocritica nel mondo islamico.
15. Il Ministero dell’Interno ha pubblicato nel 2007 un documento (450 pagine) intitolato “Rapporto sulla criminalità in Italia. Analisi, prevenzione,controllo”. In quanto alla relazione criminalità/immigrazione il Rapporto menziona che circa il 35% delle principali categorie di reati commessi in Italia sono perpetrati da cittadini stranieri. La percentuale di reati commessi da cittadini stranieri nel nord est del paese è dell’ordine del 60%. Il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria riporta che il 37.6% dei detenuti è composto da cittadini stranieri (all’incirca 22.000). Il costo allo stato italiano di un detenuto si aggira sui 300 euro al giorno.
16. Nelle pagine 38-39 il Rapporto segnala:
” Negli ultimi vent’anni è cresciuto sensibilmente il contributo fornito dagli stranieri di alcune nazionalità alla diffusione di alcuni reati, in particolare i reati contro la proprietà -ovvero furti e rapine- i reati violenti, i reati connessi ai mercati illeciti della droga e della prostituzione e oggi tale contributo appare sproporzionato per eccesso rispetto alla quota di residenti nel nostro paese. L’immigrazione ha operato per esempio nella direzione di far crescere alcuni reati oppure di compensarne il declino dovuto ai fattori demografici in parte proprio perchè si tratta di una popolazione con una struttura per età più giovane di quella del paese in cui entra e le cui classi giovanili crescono progressivamente. In parte però anche per ragioni caratteristiche di tale immigrazione , ovvero perchè una parte degli immigrati di alcune nazionalità può scegliere la scorciatoia delle attività illecite per raggiungere gli obbiettivi dell’immigrazione, oppure una parte di essi si è trasferita proprio allo scopo di avviare attività illegali, come accade sovente nello sfruttamento della prostituzione o nel traffico e nello spaccio di droga”.
17. In quanto alle cifre:
. Dalla Tavola IX. 16 (pag 355 del Rapporto) si apprende che sul totale delle persone denunciate in Italia nel 2006 per avere commesso un omicidio consumato il 32% erano straniere e per avere commesso un tentato omicidio la percentuale era del 31%.
In generale il numero di omicidi in Italia è in calo per la diminuzione dei crimini della delinquenza organizzata dovuto anche alla forte e decisa azione dei corpi nazionali di polizia.
. Dalla Tavola IX. 17 (pag 356 del Rapporto) si apprende che sul totale delle persone denunciate in Italia nel 2006, per certi tipi di reato la percentuale di stranieri era: Lesioni dolose (27%), Furto con strappo ovvero “scippo” (29%), Furto con destrezza ovvero “borseggio”(68%), Furto in abitazione (51%) Furto di autovetture (38%) Rapine in abitazione (51%), Rapine in esercizi commerciali (33%), Rapine in pubblica via (45%), Rapine in banca (3%), Rapine in uffici postali (6%), Estorsioni (19%), Truffe e frodi informatiche (29%), Violenze sessuali (39%).
18. Il rapporto segnala che in linea generale gli immigrati regolari, con un lavoro stabile e fonti di reddito legali mostrano, per la maggioranza dei reati, un comportamento non molto dissimile a quello della popolazione italiana.
19. Niccolò Machiavelli sosteneva che la prodigalità è una virtù che possiede una caratteristica molto peculiare: più la si pratica e più si perde la capacità di praticarla!! In materia di immigrazione troppa gente mostra una sconcertante sottovalutazione delle conseguenze della eccessiva accelerazione del fenomeno migratorio.
20. L’aumento indiscriminato dell’immigrazione potrebbe in un futuro non tanto lontano crescere a tal punto da renderla materialmente insostenibile perchè metterebbe seriamente a rischio la tenuta dei sistemi di coesione e convivenza sociale e la qualità del processo di sviluppo con effetti fortemente negativi tanto per i cittadini dei paesi di accoglienza come per gli stessi immigrati. Non si possono accogliere milioni di persone senza creare situazioni realmente controproducenti o per dirla con Bertrand Russel “ Tutto, portato ad un estremo, diventa follia” e questo vale anche per coloro che guardano all’immigrazione con una visione improntata a valori di tolleranza e solidarietà.
21. In materia di politiche migratorie il passato non è in grado di offrirci soluzioni preconfezionate perchè i modelli “classici” sono tutti da rivedere in Europa. L’esperienza migratoria dei “nostri nonni” (una espressione usata da alcuni politici nostrani) con relazione alla situazione economica, politica, sociale, demografica, culturale, spaziale-territoriale dei paesi di ricezione di un tempo non ha nulla a che vedere con la realta’ europea attuale.
22. Gli approcci considerati attualmente più pertinenti in materia di politica migratoria si relazionano con: le quote e la selezione preventiva; il controllo delle frontiere esterne; il rafforzamento della sicurezza interna e il contrasto all’illegalità’e alla clandestinità; i rimpatri; l’accoglienza e il soggiorno nella legalità; la formazione; l’inserimento sociale e produttivo con mira all’integrazione e alla cittadinanza (rafforzando il concetto di cittadinanza guadagnata); il dialogo e gli accordi con i paesi di provenienza degli immigrati; i programmi di cooperazione tecnica, finanziaria ed economica di appoggio allo sviluppo dei paesi che generano i flussi migratori.
23. Anche se ovviamente il futuro dell’Italia non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati, sicuramente l’opzione “frontiere aperte e accoglienza per tutti senza se e senza ma”, è inquietante e problematico per tutte le ragioni anteriormente esposte. Per il bene degli immigrati e dei paesi di accoglienza, il fenomeno migratorio deve essere gestito razionalmente senza mai dimenticare che lo Stato ha un sacrosanto diritto sul controllo del territorio e sulla definizione di chi può vivere in esso legalmente e chi no e senza mai dimenticare che qualsiasi politica migratoria deve essere compatibile con il tipo di società che si vuole costruire.
24. Molti di noi sono cresciuti e si sono formati nel convincimento che la scienza, la tecnologia, la democrazia e in generale l’impulso modernista avrebbero creato società sempre più laiche e secolarizzate dove la religione avrebbe pur sempre ritenuto una valenza etica, spirituale e morale ma un ruolo sempre meno rilevante sul piano politico istituzionale. E invece “Dio è tornato” più organizzato che mai e l’Islam, in forte espansione in Italia e in Europa,è l’avanguardia di questo ritorno con la sua visione religiosa integrale del mondo!! Molti di noi e dei nostri leaders non sembrano disposti a farsi troppe domande al riguardo o per timore di come affrontare le conseguenze delle eventuali risposte o per convenienza politica immediatista, per esempio la ricerca dei voti della vasta e crescente diaspora islamica.
25. Dalle considerazioni fin qui esposte risulta evidente che l’immigrazione rappresenta uno dei fenomeni che più inciderà sul futuro dell’Europa, sul futuro dell’Italia, delle nostre città e quindi sul futuro delle nostre vite. Saranno determinanti la qualità e quantità dei flussi migratori e la capacità di risposta dei paesi e delle comunità d’accoglienza. In particolare risulta vitale per affrontare in maniera razionale il fenomeno migratorio che tra le organizzazioni ed istituzioni preposte a gestire o influire su questo fenomeno prevalgano comportamenti condivisi, pratiche convergenti e le conoscenze necessarie. In questo senso in Italia (e non solo) vi è ancora un lungo cammino da percorrere. Sui temi migratori non c’è ancora consenso e per conseguenza mancano le basi per una azione efficace. Basti pensare alle differenti opinioni espresse da politici, magistrati, educatori, intellettuali, prelati e dalla stessa opinione pubblica su temi inerenti a cosa si debba intendere per integrazione degli immigrati e cosa fare al riguardo, o come definire la questione della apertura o controllo dei flussi, o come agire sulle peculiarità dell’immigrazione islamica e sul trattamento dell’immigrazione clandestina.
C’è chi sostiene che la questione migratoria in Italia ricorda quella dell’ inquietante aumento del debito pubblico! Non ci resta che sperare che la classe politica faccia fronte alle proprie responsabilità ed eviti di scaricare ancora una volta un peso immenso sulle spalle delle generazioni successive
Caterina
veramente preoccupante!!!
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