Muoversi nel traffico con la bici o volando con un palloncino? Difficile da farsi! Ancor più dura e muoversi come essere umani nella città, sempre più inospitale, per chi usa solo la forza dei propri polpacci. Smog in dimensioni industriali, delirio e poca attenzione per pedoni, bambini, famiglie e una mobilità diversificata. Fermi ai semafori, mentre il caos imperversa, si può vedere di tutto. Mancano solo le mucche, i risciò e gli schiavi in monociclo. Pensiamo alla mobilità della nostra città come se fossimo la periferia della periferia del terzo mondo. Le inesistenti piste ciclabili di Bologna danno il senso della qualità della vita. Come i gamberi aspiriamo ad essere una caotica Bombay al micron. Una modalità tutt’altro che moderna se confrontate a città europee più grandi ma che aspirano ad essere a misura d’uomo come Amsterdam, Berlino, Copenhagen, Barcellona, Basilea. Della serie: avere tutto ma soprattutto con qualità e per tutti. Il nostro contrario.
Ieri lo ha ricordato anche Il Sole 24 ore dell’Emilia, come qualche settimana fa (il 18 ottobre) pubblicando una classifica sull’Ecosistema urbano italiano. Le Due Torri erano al 34º posto in Italia con 8,7 km di piste ciclabili ogni 10.000 abitanti (contro i 35 di Reggio Emilia e il 28 di Modena).
Il comune ha investito oltre 4 milioni di euro per la mobilità ciclabile nei prossimi tre anni; vedremo in cosa visti i passati investimenti nel settore e la mobilità urbana che si è fatto ipertentacolare e inaffrontabile.
Pubblichiamo una bella lettera apparsa sul giornale di un’appassionata cittadina bolognese che usa la bici e ci ricorda la qualità di questi 8,7 km di ciclabili.
Sono una cittadina bolognese e uso la bicicletta come unico mezzo di spostamenti in città, non senza difficoltà e un senso di beffa. Perché in un centro pianeggiante gli investimenti in piste ciclabili sono quasi inesistenti, alla faccia delle politiche antismog ribadite anche di recente dall’amministrazione locale. Le poche piste a disposizione sono una gimcana dissestata tra piloni, non delimitate (se non da una striscia bianca perlopiù slavata) e quindi non chiaramente distinte da carreggiata e da marciapiedi. Per cui pedalando nei percorsi riservati ai ciclisti o si rischia di travolgere passanti noncuranti o ci si s’imbatte in auto e moto parcheggiate proprio lì, nel bel mezzo. Per il resto in bici si viaggia a lato di strade trafficate, sobbalzando ogni istante tra buche, tombini sopraelevati e autobus che ti schiacciano addosso a vetture parcheggiate in doppia fila. Vorrei dissuadere così le 10.000 persone che Palazzo D’Accursio pochi mesi fa ha dichiarato di voler convincere ad inforcare la bicicletta!
Laura Ferri
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