Siamo a Gennaio di questo 2011 e tutto va. Uno studio europeo della società Tera Consultants sugli scaricamenti di prodotti coperti da copyright ci spiega che in Italia i “download pirati”sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. Siamo un popolo di hacker. Un italiano su due, di quelli in possesso di un pc, agisce aggirando le normative sul copyright e scarica file e film. Il quadro più impressionante è che l’identikit della persona tipo è un ragazzo giovane che vive dove l’economia è più depressa (il sud Italia), la banda larga non è una realtà diffusa, le sale cinematografiche sono un miraggio e i negozi di dischi non esistono. I grandi marchi commerciali perdono risorse, è certo. E’ una ricerca questa che non spiega tutto il fenomeno ma ci fa capire che fermare il crollo dell’impresa culturale, in crisi dicono alcuni anche per i download pirati, è come fermare il mare. Come contromisure andrebbe resa la cultura più fruibile a bassi costi, incrementando l’offerta e cambiando le normative sul diritto d’autore ma oggi queste azioni di buon senso messe in moto da altri Paesi europei sembrano chimere. Stiamo bene così. E non si muove foglia tra una polemica sul bunga bunga e una classe dirigente sonnacchiosa. La fruizione di prodotti culturali è un di più che ha poco interesse secondo i benpensanti. Ma stiamo così bene che la dimensione tardo provinciale delle città italiane fa ben sperare alcuni. Alcuni pensano che la continuità del “solito sistema spartitorio” farà ancora la propria fortuna e grande il territorio. Ma ogni medaglia ha sempre due facce. Della spartizione oggi manca la ricchezza. Quella ricchezza che tanti giovani continuano a cercare di usufruire comunque anche se non hanno mezzi e possibilità. Chi ricorda i “terribili anni ’80 e ’90” ricorda anche la vitalità economica e culturale di quegli anni. Oggi viviamo in una società a strati. Nelle nostre società a capitalismo maturo si è cancellato l’ordine di un discorso generale, il senso del futuro, della programmazione e non si capisce bene come uscire dallo strato sociale in cui si è incastrati.
Ma il polso dell’energia esistente in una società è dato sempre dall’impronta giovanile. Negli anni ’80 e ’90 in questo Paese nascevano ovunque centinaia di produzione culturali underground e una vitalità che oggi si è riversa nel consumo privato. Il pubblico è, in nella società di oggi, un‘opzione confessionale, per alcuni è solo presenzialismo televisivo e banalità in bocca al personaggio del momento. Una società che si distingue per aver cancellato la linea che separava il privato dal pubblico e trasformato in virtù l’esibizione pubblica del privato.
Ma sono tanti a remare in altre direzioni. E la spinta giovanile promette che “lo spirito continua”andando contro tutto. Andrebbe almeno compreso il fenomeno. E’ anche una questione di DNA: nella vita pubblica, nel giornalismo, nell’economia, nelle arti.
Sono tanti quelli che vanno contro la corrente.
Anche in questa ottica vogliamo segnalare il decennale di un gruppo di artisti bolognesi semisconosciuti in patria (siamo all’undicesimo anno di esistenza a dire il vero) a cui va il merito di aver fissato internazionalmente i canoni del break core. Sono l’etichetta SONIC BELLIGERANZA RECORDS. E’ appena passato il decennale 2000- 2010. Loro fanno un altro tipo di politica. Tutto è ascoltabile on line sul loro sito http://belligeranza.c8.com. A qualcuno piacerà, ad altri no. Ma la cosa più importante e ricordarsi che l’unico modo per uscirne e stando nell’onda perché “lo spirito continua”.
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