IL MIRACOLO DI FUKUSHIMA E I 4 SI


Il disastro di Fukushima, i quattro gravi incidenti nucleari accaduti in Giappone nel marzo di quest’anno, porteranno il quorum ai 4 referendum italiani: il nucleare, due sull’acqua e il legittimo impedimento.

L’apocalisse nucleare, trasmessa da tutte le tv del mondo e secondo alcuni esperti peggiore di quella di Chernobyl, darà un bell’aiuto a chi vedeva nell’operazione del Governo Berlusconi un pericolo oltre che un investimento antieconomico.

Il sistema Paese non riesce a gestire l’ovvio figuriamoci il nucleare! E poi in Italia esiste una bassa convenienza economica a investirvi, visto lo smantellamento della ricerca nel settore negli anni passati e i  pochissimi siti che potrebbero ospitarne le centrali (dato che richiedono una collocazione lungo  fiumi di ampio bacino per raffreddarne i  noccioli).

Oltre al cemento da far colare ai costruttori e un energia già superata per quando entrerà in funzione non c’è proprio nessuna convenienza.

La grande ondata popolare del si ha costretto anche i morti ad appoggiare la tornata referendaria.

La paura nucleare porterà al traino il quesito sull’acqua e quello sul legittimo impedimento ma non risolverà i problemi.

L’Italia resta un Paese privo di un piano trentennale per l’energia come di un modello efficiente di gestione dell’acqua. E la musica non cambierà per un bel po’di anni anche se chi è all’opposizione ha fame di governo.

Dopo la debacle del centrodestra a Milano e Napoli si fa un gran parlare della forza dei giovani e di internet, di innovazione e cambiamento. I giovani sono i portatori del cambiamento! Ma si dimentica che l’Italia, che per tipologia di abitanti è tra i Paesi più vecchi del mondo, i giovani sono una minoranza. Internet non è ancora, per flusso di contatti, un fenomeno paragonato alla tv. E l’innovazione un fattore ostacolato in ogni settore della vita pubblica e privata vista l’assenza di un libero mercato in economia, di investimenti e come ci dicono test e inchieste anche internazionali di un valore sociale dato alla  categoria del “merito”.

«Se fossimo in Giappone- ha detto in questi giorni Francesco Saverio Bor­relli il procuratore capo nella Tangentopoli milanese degli anni ’90 – mi scuserei per il disastro seguito a Mani pulite. Non vale­va la pena buttare all’aria il mondo precedente per casca­re poi in quello attuale ».

Nonostante tutto, come ha aggiunto anche Borrelli subito dopo, restiamo persone che fanno il proprio dovere come cittadini globali ed è questo che ci salva. La possibilità di guardare fuori dal nostro Paese, giostrare le nostre invenzioni e il nostre sapere nelle nicchie della società italiana e oltre il modello di Paese piegato su se stesso che vediamo tutti i giorni.

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