DITE A QUELL’UOMO DI NON PORTARMI PIÙ NELLO SGABUZZINO


«Dite a quell’uomo di non portarmi più nello sgabuzzino» erano le parole di un ragazzino di 11 anni violentato dal suo insegnante di basket. Forse pochi ricordano questa storia del 2010. Allenatore della periferia ovest di Bologna violenta undicenne.

Il ragazzino aveva trovato la forza di scrivere su un foglietto quelle parole. I genitori si erano rivolti alla Squadra Mobile. Una notte di dicembre i poliziotti avevano installato delle telecamere nello stanzino e beccato sul fatto l’uomo mentre sfilava la canottiera, tentando di baciare il bimbo.

Oggi il 43enne è stato condannato. Non potrà più allenare e nemmeno ricoprire incarichi nelle scuole o in qualsiasi altra struttura dove sono presenti minorenni. È una pena che il giudice Marinella De Simone ha aggiunto alla condanna a 5 anni di reclusione, con lo sconto previsto dal rito abbreviato. Il pm Domenico Ambrosino ne aveva chiesti 8 ma il gup ha tenuto conto del fatto che la fedina penale dell’allenatore era immacolata e il comportamento processuale inappuntabile.

L’uomo si farà 3 anni. Poi potrà chiedere che l’esecuzione della pena venga eseguita con una misura alternativa, tipo l’affido ai servizi sociali. Ma a voi sembra un pena congrua? Forse per tutta la vita quel ragazzino porterà con sé l’incubo di quello sgabuzzino. Una vita rovinata per sempre. Come recuperare la vita di un ragazzino che si sentirà inadeguato e vittima, portatore di un colpa non sua?

Il carcere dovrebbe poi recuperare il condannato, correggere la patologia del violentatore, ma in Italia non recupera nessuno.

E’ un problema questo che non si risolve neanche solo punendo, anche se in questo caso la pena resta ridicola.

Come si può curare e prevenire questo reato? E’ molto probabile che il violentatore avrà gli stessi impulsi anche quando uscirà dal carcere! E chi lo aiuterà? Chi aiuterà i ragazzi? E i tanti genitori? Chi aiuterà noi?

Qui, nel Terzo Mondo/Italia, la giustizia ha abbandonato da tempo i cittadini. Sia per la deregolamentazione legislativa, come nel caso del rito abbreviato che si adotta anche per reati gravissimi come questo, sia per la fragilità del ruolo giudicante in sé.

Come al solito si evince che “la società” se né è lavata le mani lasciando le vittime preda degli abusi, i carnefici in preda dei loro mostri e il problema a spasso per le città. Le alternative a questa soluzione ci sarebbero ma chi dirige questa società non “riesce a muoverla” e non è neanche in grado di sfiorarle.

Il giudice ha anche stabilito 30mila euro di risarcimento in favore del ragazzo e di 15 ciascuno per i genitori, costituiti in giudizio attraverso l’avvocato Pietro Giampaolo. Il pieno risarcimento dei danni verrà stabilito da un giudice civile.

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