Bologna – “Il Comune di Bologna pensa di avere un autonomia di potere che neanche la Repubblica di Salò aveva”, il commento del consigliere comunale di Bologna l’avvocato Lorenzo Tomassini. Colpo di scena nella selezione pubblica riguardante il Direttore dell’Istituzione Musei di Bologna. Il “solito” concorso pubblico, avevamo denunciato con Affari, con un vincitore predestinato, in questo caso l’ex direttore Gianfranco Maraniello. “Una farsa”, per la consigliera d’opposizione Mirka Cocconcelli. E Tomassini spiega perché non è stata neanche applicata la legge – IL CASO
Per Bologna non sembrano valere le leggi degli altri comuni. “Né il Testo Unico degli Enti Locali né l’art. 28 della Legge 165 del 2001, né il Dpr del 2004 né quello del 2013”, dichiara Tomassini durante il question time in consiglio comunale. Tutte le leggi citate prevedono che per i concorsi a posizioni dirigenziali, a tempo determinato o indeterminato (in questo caso una posizione dirigenziale da 120mila euro annui), si debbano sostenere più prove scritte e non solo comparare curricula e fa sostenere un colloquio orale come invece ha fatto il Comune per la selezione del Direttore dell’Istituto Musei.
“Il Comune pensa di avere un autonomia di potere che neanche la Repubblica di Salò aveva”, ha commenta il consigliere. Nessun rispetto quindi per le leggi che obbligano le amministrazioni pubbliche alla trasparenza delle regole e alla “pari opportunità dei candidati”.
Assenti dall’aula il sindaco Merola e l’assessore Alberto Ronchi. Quest’ultimo ha fatto sapere che risponderà successivamente per iscritto alle questioni sollevate dal consigliere. Ma le critiche di Tomassini sono ad ampio raggio. Il consigliere produce un elenco di tutti i procedimenti di selezione ad hoc organizzati in questi anni dal Comune e dichiara che presto queste violazioni verranno portate presto all’attenzione della Procura delle Repubblica.
Tomassini critica anche che il direttore del Comune Giacomo Capuzzimati, abbia presieduto la commissione giudicante il concorso: “E’ inopportuno e sconveniente che un organo come il direttore, nominato da un politico, il sindaco, decida sui concorsi”.
E la consigliera Mirka Cocconcelli della Lega Nord che ha seguito il caso dall’inizio ha aggiunto a latere: ”Nella prova orale non si è neanche entrati nello specifico. Io sono un chirurgo ortopedico. Per selezione un ortopedico ci vogliono tre primari in commissione giudicante, gente che ne sa più di chi è giudicato, e una prova scritta. Nel colloquio orale del Comune di Bologna non si è visto nulla del genere. I partecipanti ne sapevano più dei componenti della commissione. Una farsa”.
Trapela intanto un aneddoto della giornata del concorso (sempre i colloqui orali). Uno dei partecipanti ha commentato così una domanda di un componente la commissione giudicante: “I Musei di Bologna hanno un campo d’azione in ambito locale e non nazionale, nascono e restano sul locale”. Silenzio della commissione che ha annuito. Nessuno ha ricordato al partecipante e alla commissione che Bologna per importanza ha il secondo museo egizio d’Italia e il Museo Morandi che tutto il mondo ci invidia.
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