Derivati, il Comune di Bologna nega. Ma noi abbiamo i documenti


 

 

Bologna – Non ci sono soldi. Ma giocarseli in scommesse sembra troppo. E’ il caso di molta finanza derivata contratta dagli enti pubblici con le banche. E tra Comune di Bologna e partecipate pubbliche in Emilia la lista di chi ha contratto titoli derivati è lunga. Come tutti sanno i derivati sono delle scommesse, delle potenziali bombe ad orologeria che esplodono sulla finanza di chi li ha contratti causando perdite ingenti. Un po’ come scommettere che il Sassuolo-calcio possa vincere 10 a 0 a Madrid contro il Real. Titoli quindi che si trasformano in perdite sicure per l’ente pubblico e in incassi d’oro per le banche. La vicesindaco del Comune di Bologna Silvia Giannini nega che il Comune abbia mai contratto dei derivati, e lo mette per iscritto, ma i documenti ufficiali di Banca d’Italia, la Centrale dei Rischi (un documento di circa 1000 pagine che mostra l’esposizione bancaria di aziende ed Enti), attestano il contrario. In questo momento si sta tenendo una commissione molto tesa al Comune di Bologna in cui siamo stati invitati con la società di consulenza Anatos ad esporre il caso che sta agitando le opposizioni. I consiglieri comunali Federica Salsi e Lorenzo Tomassini hanno portato l’inchiesta giornalistica in Comune chiedendo spiegazioni agli amministratori. Nella centrale dei rischi di Banca d’Italia risulta che il Comune abbia pagato derivati dal 2005 al 2012, contratti stipulati probabilmente tra il 1999 – 2000, ma visibili solo dal 2005. Da alcune stime sembra che le cifre siano imponenti ma non è ancora definibile l’ammontare visto che le istituzioni locali negano di averle mai avute.

Il Comune di Bologna ha anche contratto titoli con l’istituto di credito Dexia Crediop per un ammontare circa di 9 milioni di euro. La Dexia è una banca franco-belga specializzata in titoli derivati. Attualmente ha molti contenziosi con enti pubblici italiani per aver fatto contrarre derivati. Un’accusa di costi occulti per derivati al Comune di Pisa, Firenze, la Regione Piemonte, la città di Prato e tante altre. Tra queste il Comune di Crotone che ha vinto il contenzioso sullo stesso tema proprio contro la società di credito franco-belga. Ma anche buona parte delle partecipate del Comune di Bologna sono piene di titoli derivati. La lista delle municipalizzate bolognesi è lunga a partire da Interporto, il colosso logistico del trasporto merci. Ha un’ esposizione bancaria a medio e lungo termine di 62 milioni, su quello a breve di 9 milioni 700mila e per derivati da 6 milioni 400 mila con BNL, Cassa di Risparmio in Bologna, la Bp di Verona, la Bp di Bergamo, la Bp del commercio e la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Atc spa, il trasporto pubblico, con un esposizione da 13 milioni e derivati da 1 milione con Unicredit. Acer, azienda case popolari, esposta per 44 milioni e mezzo e derivati da 1 milione con Mps. Senza cosiderare che i derivati di legislazione anglosassone che gli enti pubblici hanno potuto contrarre, cioè i contratti stipulati sulla piazza di Londra, non appaiono nella Centrale dei Rischi di Banca d’Italia. A nulla serve il monito della Corte dei Conti che da anni ne sottolinea la pericolosità per le ricadute devastanti sui conti e la vita dei cittadini. I giudici, precisa Anatos, società che ha analizzati i documenti annullano facilmente questi contratti “per danno potenziali all’ente sottoscrittore”.

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