Da ridere. Il monumento al partigiano è un guerriero fascista e…


Li avete mai visti i comunisti, quelli di sinistra e il Pd celebrare i partigiani sotto la statua di un guerriero fascista?

A Imola celebrano la Liberazione sotto una statua del Ventennio. I manifestanti non lo sanno, pensano sia una statua ai partigiani e piangono lì sotto. Forse è una sorta di esorcismo comunista.

 

di Antonio Amorosi, leggi tutta l’inchiesta a pag 10 de La Verità di oggi 22 settembre 2017 in edicola… presto on line

Li avete mai visti i comunisti, quelli di sinistra e il Pd celebrare i partigiani sotto la statua di un guerriero fascista?

Eppure lo fanno. A Imola ogni anno, si rinnova questo sacro rito che qui diventa una sorta di esorcismo comunista. Altro che Legge Fiano contro la simbologia dei camerati o i sermoni della Boldrini per togliere il Dux dai monumenti del Ventennio.

Nella patria delle cooperative, dove la sinistra comanda dalla Liberazione ed è più dura e oltranzista, da 70 anni nugoli di manifestanti commossi finiscono i cortei del 25 aprile in piazzale Leonardo da Vinci, sotto il Monumento al Partigiano, una strana statua in posa futurista da combattente.

Il sindaco, ora Daniele Manca del Pd, come sempre è in prima fila. Tanti hanno il fazzoletto rosso stretto al collo per ricordare le gesta degli eroi. Alcuni intonano vecchie canzoni di lotta e si avvicinano commossi al monumento per depositare fiori e ricordi. C’è chi suona i violini e negli anni d’oro arrivava la banda ad intonava Bella ciao.

Peccato che il monumento al partigiano di Imola, opera del grande scultore Angelo Biancini, detto Anzulé, sia un guerriero fascista, realizzato nel 1936 per celebrare i caduti nella guerra d’Etiopia. Le fattezze della statua sono inconfondibili: un uomo muscoloso seminudo, tipo legionario romano, proteso in un gesto plastico. I documenti originari dell’opera erano custoditi nella Casa del fascio di Imola e sono andati perduti in seguito ad un rogo appiccato dai partigiani.

Ma il guerriero aveva nella mani un’arma, forse un gladio, la spada d’ordinanza dei legionari, e uno scudo. Nella versione attuale le armi romane sono sparite e il guerriero impugna, al posto della spada, la punta della canna di un mitra rovesciato, con il calcio appoggiato sulla spalla. Cioè in modo innaturale, al contrario. Il mitra è servito all’artista, nel 1946, per riadattare l’opera. Ma neanche Biancini poteva fare miracoli, vista la posizione della mano chiusa a pugno. E Biancini realizzava questi adattamenti come aveva fatto con la sua Madre del legionario del 1935, trasformata nel dopoguerra in una Madonna.

In più nel retro del guerriero-partigiano di piazzale Leonardo da Vinci, c’è in bassorilievo un’antilope, per ricordare le campagne d’Africa. Delle due l’una: o i partigiani sono vissuti in Africa oppure sono esistiti nell’epoca giurassica quando in Emilia Romagna c’erano ancora le antilopi.

Il guerriero non era del tutto piaciuto ai gerarchi (lo consideravano poco riuscito, perché meno slanciato delle classiche figure futuriste) e per questo lo avevano depositato nella cantina della Casa del fascio a Imola. Poi con la Liberazione venne riesumato.

«Al tempo ci fu una durissima polemica tra comunisti e socialisti», ricorda l’ex consigliere comunale di centro destra Riccardo Mondini che ha il merito di aver ricostruito la storia. «Il monumento fu voluto dall’Anpi ma tra Il Momento, giornale comunista e La Lotta, giornale socialista, se ne diedero di santa ragione». Mondini ride:«La statua forse è il segno di una nemesi e ricorda involontariamente come tanti comunisti nel nostro Paese prima fossero fascisti».

Oggi l’onorevole Emanuele Fiano del Pd vuole ridurre la simbologia fascista e chi la riproduce a reato e la presidente della Camera Laura Boldrini non smette di ricordarci «che alcuni che hanno liberato il nostro Paese si sentono offesi e a disagio davanti ai monumenti fascisti».

Ma come ha detto in un’intervista a Il Giornale Luciano Canfora, uno dei più noti storici italiani oltretutto di sinistra: «Sono trovate ridicole. Solo fumo negli occhi».

 

 

 

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